Questo entra e questo esce, questo gioca e questo va in panchina: è la dura legge del turn-over, il sabato dentro e al mercoledì fuori, perché la fatica si sente, i muscoli vanno in acido lattico, le idee si annebbiano e stavolta bisogna usare il bilancino del farmacista per non rovinare il capolavoro. Villarreal-Napoli è la madre (e anche il padre) di tutte le partite e nella vigilia infinita, cominciata sabato notte, restano racchiuse le tentazioni e i dubbi, le perplessità e qualche certezza, un campionario di ipotesi svelato nel taccuino segreto di Walter Mazzarri, il libro bianco nel quale sono conservati pure i respiri di una stagione intera.
RIECCOLI – L’ora e mezza dei titolarissimi sta per scoccare, come da copione, e a «el Madrigal» il rimpasto comincia dalla difesa, il settore ritoccato completamente contro il Lecce e già pronto per essere ricostruito secondo il progetto originario, con Aronica che scivola dal centro a sinistra e ritrova le naturali competenze, Cannavaro che infila il completino e dopo una serata di assoluto riposo riprende il comando dell’organizzazione e Campagnaro che si risistema a destra, con tanto fiato in corpo: undici volte su diciotto hanno cominciato loro, i guardiani di De Sanctis che non s’è mosso neanche per un secondo dai pali, l’habitat naturale d’un portiere al quale ormai basta uno sguardo per intuire le intenzione dei compagni.
OCCHIO ALLA FASCIA – Ma il ribaltone è inevitabile ovunque, per programmazione, per convinzione, per gerarchia, per esigenze tattiche, per riscontri medico-scientifici: Zuniga è stato fermato sabato sera dopo aver giocato a Bergamo (a destra) e con la Juventus (a sinistra), di rientro da un tour de force in Colombia con la Nazionale; in Spagna, la corsia mancina può tornare ad essere sua, con Dossena che è reduce da tre partite nelle ultime quattro. Nel mezzo, Gargano ha virtualmente la maglietta da titolare addosso, come sussurrato dall’esclusione con il Lecce, sfruttata per far ricaricare le pile al mediano uruguyano. L’ultimo Dzemaili, però, induce a riflessioni e rassicura: la condizione migliora, l’autostima lievita e la forbice che separa dai due interditori principali si è assottigliata ulteriormente.
MAREKIARISSIMO – E poi ci sono loro: pardon, poi c’è l’oro di Napoli, il tridente delle meraviglie che si stacca dalla normalità, che rappresenta la garanzia di autorevolezza tecnica, di spessore tattico, la fantasia, l’atletismo e pure la potenza offensiva. Hamsik ne aveva giocato quattro, sino alla sfida con il Lecce, ed è stato tenuto per un’ora al box, opportunità offerta per riconquistare un pizzico di freschezza e ripartire, direzione Vila-Real. Tra le linee, a fargli compagnia, rimane chiaramente il pocho, un diavolo scatenato che s’è caricato il napoli sulle spalle e s’è divertito un sacco. E, a chiudere, là davanti, il matador può brillare con leggerezza, ringalluzzito dalla doppietta, tonificato dallo stop forzato impostoglio dall’infortunio che l’ha estromesso con la Juventus. Non tutti i mali vengono per nuocere.
PIANO SICUREZZA – Alle spalle, poi, ci sono body guard di sicura affidabilità: l’ultimo Pandev è un titolarissimo che sfila in panchina in ossequio alle esigenze e la crescita dei Fernandez e dei Fideleff è un’iniezione di fiducia in più per Mazzarri. Bienvenidos «El Madrigal».
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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