La data è (ovviamente) ballerina: perché il 30 giugno del 2013, quando scadrà ufficialmente il contratto, Mazzarri e il Napoli si saranno abbondantemente parlati ed avranno persino deciso. La realtà, nascosta tra le pieghe della formalità, è invece altra e pone come frontiera ufficiale il 20 maggio, un lunedì mica qualsiasi, ma il giorno più o meno ideale per provare ad accomodarsi e riuscire a svelarsi, a confrontarsi sui reciproci stati d’animo, a buttar giù la maschera protettiva che attualmente alimenta le strategie della pretattica. Dentro o fuori, chiaramente, però (probabilmente) evitando persino d’arrivare a soffermarsi sull’aspetto economico che stavolta, rispetto al passato – due anni fa, l’epoca dell’ultimo rinnovo – diviene aspetto secondario: quando arriverà l’ora giusta e verrà scelto il momento giusto per uscire dall’equivoco, Mazzarri avrà avuto modo di analizzarsi innanzitutto sugli aspetti tecnici, tattici e sulle motivazioni, sul richiamo che avvertirà dentro per un’esperienza che gli ha già offerto tanto e sui margini di miglioramento da scovare in un’eventuale autoriconferma. I soldi, è chiaro, aiutano a vivere meglio, ma non sono assolutamente tutto per chi parte da una base di 2,5 milioni netti annuali, il contratto più riconoscente ad un allenatore italiano che nel suo quadriennio ha dimostrato di avere proprietà indiscutibili ed ha inciso profondamente nel tessuto d’una squadra che – quando gli somiglia – è in grado di giocare alla pari con chiunque.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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