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Per i diritti tv, l’Italia copia dalla Premier

Quasi sei miliardi e trecento milioni di euro in tre anni, dal 2013 al 2016. E’ quello che la Premier stima di incassare dalla vendita dei diritti televisivi, più del doppio di quanto ricavato dalla serie A. Soprattutto un obiettivo che sarà realizzato “difendendo” lo stadio perché in questa prima fase della stagione in Inghilterra la media-partita è stata di 35.815 spettatori, addirittura in aumento rispetto all’anno passato (34.164). E da questo punto di vista il ritardo accumulato dal nostro campionato è veramente preoccupante: secondo le stime di Transfermarkt, la serie A ha avuto una media-partita pari a 18.581 spettatori, in calo rispetto allo scorso anno (22.457), con un possibile sorpasso da parte della Ligue 1 francese (18.799, persino in ribasso rispetto al 2011-2012 quando la media era stata di 18.863). Se queste cifre dovessero essere confermate a fine anno, il nostro torneo nella classifica europea per quanto riguarda la frequentazione degli stadi scenderebbe di una casella, al quinto posto dopo Bundesliga, Premier, Liga e Ligue 1. Ma in un ambiente che si prepara a eleggere i vertici di Leghe, Associazioni varie e, soprattutto, Federazione, questi temi sembrano dimenticati essendo tutti impegnati a trovare voti e alleati.

BOOM INGLESE -E’ in salute, il calcio inglese. Ma l’aspetto più rilevante è costituito dal fatto che la Premier è riuscita a conciliare stadio e televisione laddove in Italia sono diventati elementi antitetici visto che a questo punto è concreto il rischio di una cannibalizzazione televisiva a danno della visione “in diretta” dell’evento. Gli inglesi hanno aumentato il numero di partite trasmesse in diretta: da 134 a 156 (su 380 complessive). Ma l’aggiunta di venti gare ha fatto impennare le “tariffe”. Nel triennio che si concluderà quest’anno, la Premier ha complessivamente incassato cinque miliardi e duecento milioni; la vendita all’estero ha garantito un guadagno aggiuntivo di 500 milioni. Ora i nuovi contratti promettono di portare nelle casse del campionato inglese sei miliardi e 257 milioni, con un aumento di un miliardo rispetto agli accordi che stanno scadendo. Tre miliardi e ottocento milioni la Premier li otterrà dalla vendita “casalinga”; dall’estero arriveranno poco meno di due miliardi. E quello inglese non è l’unico campionato che affascina. La Bundesliga per il quadriennio 2013-2017 raccoglierà poco meno di cinque miliardi (4 miliardi e 878 milioni) contemporaneamente portando negli stadi mediamente 42.368 spettatori (in leggero calo sullo scorso anno quando furono 45.124 a partita).
COABITAZIONE – L’Italia arranca. Anche perché non è riuscita a conciliare lo stadio con la televisione. Le norme anti-violenza hanno, poi, complicato ulteriormente le cose visto che l’acquisto di un biglietto comporta un iter burocratico più lungo e complesso di un matrimonio. Eppure i club italiani sono quelli che dipendono maggiormente dalle Tv visto che la vendita dei diritti incide sui ricavi per il 53 per cento (contro il 48 dei club inglesi e il 31 di quelli tedeschi). Non si tratta a questo punto solo di rilanciare lo stadio, ma anche di restituire valore a diritti che sono stati distribuiti sul mercato con una generosità eccessiva. E non è un caso se gli inglesi vendendo meno della metà delle loro partite ottengono incassi doppi (più che doppi) rispetto a quelli italiani. Gli stadi sono quelli che sono, bisognerebbe sicuramente costruirne di nuovi. Ma la questione è più complessa perché poi, nell’impianto bello e moderno, le persone bisogna portarle.E nelle attuali condizioni solo chi vince (come la Juve) è sicura di riuscire nell’impresa.

Fonte: Il Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

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