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Per Cannavaro Juve-Napoli è quasi un derby

Il fratello Fabio ha indossato entrambe le maglie e sabato tiferà per gli azzurri

Conoscendo il suo grado di azzurrite, una sorta di malattia non
pericolosa che lo ha contagiato nel momento stesso in cui è nato, la partita di sabato con la Juve gli starà dimezzando il sonno. Sì, perché Paolo Cannavaro non è soltanto il capitano del Napoli. Non è soltanto un giocatore che ha vissuto (quasi) per intero la rinascita della società di De Laurentiis e della squadra, fino alla conquista della Coppa Italia, ma è soprattutto il primo tifoso. Primo e sfegatato. Uno che nel 2007, per intenderci, il giorno dopo la promozione in serie A, ancora stanco morto di sonno e felicità, si aggirava per casa con una fascia azzurra intorno alla testa, tipo corona,sventolando sciarpe da stadio e intonando cori da curva. Un aneddoto utile a capire che, per Cannavaro, la partita con la Juve avrà più di mille significati. E non
solo: Paolo non sarà il capitano di undici uomini, ma di un popolo intero. E,
come se non bastasse, sarà anche un fratello contro un glorioso passato
fraterno: perché fino a qualche anno fa, una fascia (ideale) di leader della Juve apparteneva a suo fratello Fabio.

CONTO ALLA ROVESCIA – E allora, che attesa. Che estenuante attesa, in queste due settimane senza campionato. Giornate dedicate alle Nazionali, certo, e dunque un pugno diretto allo stomaco di uno dei migliori difensori italiani, costretto però, per una serie di congiunture astrali negative, inspiegabili come spesso accade in certi casi di jella nera che più non si può, a restare a casa. La meriterebbe l’Italia, e non da ieri o dal mese scorso, ma le cose vanno così. E dunque gli altri in giro per l’Europa e il mondo e Paolo a Castelvolturno sin dalla ripresa degli allenamenti dopo la vittoria con i bianconeri dell’Udinese. Contando i minuti per sfidare gli altri bianconeri: quelli di una rivalità eterna.
CHE RABBIA – Facciamo i diplomatici? Se la risposta è affermativa, allora diremo che Cannavaro non nutre sentimenti di rivincita, rivalsa e più probabilmente vendetta dopo la finale di Pechino. Se invece volessimo tratteggiare una realtà più vera, meno politically correct, allora bisognerebbe dire altro: che quella notte cinese ha lasciato ferite profonde e scatenato una voglia matta di giocare ancora con la Juve sin dall’istante successivo alla fine della partita. Rabbia, adrenalina ed energia: ecco, per tutta questa serie di motivi Paolo il capitano potrebbe dormire poco nelle prossime ore. O quantomeno bollire: come tutti i napoletani tifosi.
IL LEADER – Di certo, oltre alle onde emotive e all’emozione ovvia innescata da ogni singola sfida con la Juve, che da queste parti, come diceva in musica un altro napoletano doc, è tutta un’altra storia, c’è anche un aspetto tecnico-tattico imprescindibile che passa per la testa, il carattere e le direttive di Cannavaro: sì, perché lui è il leader della difesa meno battuta d’Italia, nonché la seconda dei campionati europei giunti alla settima giornata come la Serie A, dopo quella del Bayern Monaco. Tre gol al passivo, contro i due dei bavaresi e i quattro incassati dalla Juve, che rappresentano un punto fermo su cui costruire la partita dello Juventus Stadium. Miglior difesa contro miglior attacco, considerando le 17 reti realizzate dalla squadra dello squalificato Conte, e dunque una sfida nella sfida che Paolo dovrà dirigere e orchestrare con la puntualità che ha caratterizzato finora la sua stagione. Immacolata.
CHE RICORDI – Il numero, “zero”, alla voce, “sconfitte”, è confortante e mette Napoli e Juve sullo stesso piano. Non lo sono più, invece, Paolo e Fabio: perché alla fine della stagione 2009-2010, l’ex capitano della Nazionale campione del mondo ha salutato tutti trasferendosi a Dubai. Appena in tempo per perdere due sfide contro Paolo da juventino: a Torino, in quell’epico 3-2

firmato in rimonta dal Napoli, che interruppe così un digiuno di vittorie in trasferta con i bianconeri durato 21 anni; e al San Paolo al ritorno, con un 3- 1 senza repliche.

GRANDE PAOLO – Non dà adito ad alcuna replica anche una dichiarazione rilasciata da Fabio ieri, poco prima di imbarcarsi per Dubai da Roma: «Il Napoli è l’unica squadra che può battere la Juve». E se lo dice lui, che di calcio capisce eccome, allora bisogna crederci. Ma non solo: «Mio fratello? E’ il più grande capitano italiano!». Carica, Paolo.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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