E allora, la muoviamo questa torre? Ma no, dai, più che torre l’Arciere, se proprio vogliamo passare dagli scacchi al Mercante in Fiera. Si, perché il Napoli nell’ultimo mercato aveva chiesto al Siena: «Ce lo date l’Arciere?» proprio come si fa nel famoso gioco da tavola, ed il passaggio s’era perfezionato a metà gennaio scorso. Allorché, complice (molto) anche la volontà del calciatore, c’era stato un trasferimento con la formula del diritto di riscatto (valutato in circa 2,5 milioni) per sopperire a qualche carenza nel settore avanzato. L’ultima sua apparizione fu proprio al Franchi contro gli azzurri. Alter ego di Cavani s’era detto, ma giusto così per una questione di orientamento, ma nemmeno tanto convincente.
IL MOTIVO – Perché poi il volitivo Calaiò non è che abbia tante cose in comune col Matador. E’ per caratteristiche un centravanti, di movimento sì, ma più che altro di sfondamento, con spiccate doti in elevazione, tenuto conto che la maggioranza dei gol li ha fatti di testa. Ecco che, in effetti, il bomber palermitano è stato probabilmente arruolato per far fronte ad eventuali e particolari emergenze in attacco, ma poi anche per offrire soluzioni diverse (quelle aeree o di sponda) in certi frangenti, quando cioè ci fosse stato bisogno di tentare il tutto per tutto, mettendo sino a quattro attaccanti in campo. Ed in effetti, in qualche (sporadica) occasione così è stato.
STRANO MA VERO – Non ha poi giocato tanto (anzi) ma è di sicuro esempio di professionalità, di applicazione ininterrotta e proficua nel training, collante nello spogliatoio. Uno stile già noto, perché in quelle prime tre stagioni e mezza di Napoli, Calaiò ne dette ampio saggio. Ed è tornato più convinto e determinato di prima: nonostante le quattro stagioni e passa di Siena, l’Arciere non si era mai allontanato da Napoli e dal Napoli. Fisicamente di certo, visto che è tornato spesso con la dolce consorte vomerese e prole, ma di sicuro anche col pensiero. Carattere fiero e sangue siculo che non mente mai: l’azzurro gli era da subito entrato in quel sangue, e lì è rimasto, a dispetto del passare degli anni. Strano ma vero? Non tanto, poiché chi lo conosce sa che questo è un suo modo di vedere ed affrontare le cose. Volle di nuovo, fortissimamente il Napoli (e pensare che lo voleva pure il Palermo), e lo ottenne. Strano ma vero, è stato invece solo un aspetto del suo ritorno, quello che solitamente non contempla i “dejà vu” nel club azzurro.
RITORNO DI FIAMMA – Ecco la nuova avventura azzurra di Emanuele: a spizzichi e smozzichi, se proprio vogliamo intenderci. Solo 36 minuti in campionato da quando è tornato, e poi quei 122 col Viktoria Plzen che è meglio non rivangare. Non per lui, ma per come si mise l’Europa per quel Napoli svagato, troppo preso dalla caccia alla Juve. E’ tempo di rilassarsi (almeno un minimo) dopo la gran volata per la Champions, e perciò potrebbe anche tornare d’attualità quel puntero (ora un tantino triste) che nel suo primo “mandato” s’era fregiato di 128 presenze e 44 gol, e di un indimenticabile salto doppio dalla C alla A. Potrebbe ritrovare (in campo) quel Siena vissuto da titolare e lasciato solo per il vecchio ma irrinunciabile amore.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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