Tutti mi conoscono per i miei trascorsi con la maglia del Napoli, ma pochi sanno che il mio trampolino di lancio verso la casacca azzurra è stato il Sorrento. In costiera giocai pe 2 stagioni, dal 1970 al 1972: i rossoneri mi presero dalla Pollese e a soli 19 anni mi lanciarono come titolare fisso in serie C. Il primo anno fu fantastico, vincemmo il titolo e andammo tra i cadetti, il secondo un po’ meno perché fummo retrocessi dopo un campionato intero giocato in campo neutro al “San Paolo” a causa della mancata agibilità del “Campo Italia”. Nell’estate del ‘72 passai al Napoli, dove per me cominciò una esperienza fantastica durata 16 anni, però a Sorrento e al Sorrento Calcio sono rimasto affezionato: se ho avuto la carriera che ho avuto, infatti, è anche merito del club rossonero che mi diede fiducia quando ero poco più che maggiorenne garantendomi una maglia da titolare in serie C. Quindi permettetemi una considerazione: noto che oggi come allora due cose sono rimaste immutate. La prima riguarda la politica societaria: il Sorrento continua ad essere uno dei club italiani che meglio cura il settore giovanile. Così come negli anni ‘70 lanciarono me, nell’ultimo decennio dal vivaio rossonero sono usciti fior di giocatori come Immobile e Armellino. La loro filosofia mi piace, credo che sia una mossa vincente e che debba essere cavalcata ancor di più. Ad esempio, consiglierei al Sorrento di avvicinarsi ulteriormente al Napoli di De Laurentiis. I due club potrebbero stipulare una vera e propria partnership sportiva in modo tale da destinare i pezzi pregiati della “cantera” azzurra alla prima squadra rossonera. Il Sorrento avrebbe tanto da guadagnare da un accordo del genere, che a mio avviso potrebbe garantirgli un futuro stabile e duraturo in serie B. Se Insigne lo scorso anno avesse giocato in costiera anziché a Foggia, ad esempio, probabilmente i rossoneri sarebbe riusciti a vincere quel titolo che invece è sfumato ai play-off nonostante i tanti investimenti compiuti dalla famiglia Gambardella. Prima parlavo degli elementi rimasti immutati dalla mia epoca. Detto dell’illuminata filosofia in campo giovanile, passiamo alle note dolenti. Trovo infatti assurdo che il Sorrento attuale debba ancora confrontarsi con la mancanza di uno stadio decente. Nel 1972 per giocare in serie B fummo costretti ad emigrare a Napoli a causa delle carenze strutturali del “Campo Italia”. Sono passati 40 anni, ma purtroppo non è cambiato niente e quella struttura resta carente e inadatta ad ospitare partite di alto livello. Una cittadina bella e ricca come Sorrento meriterebbe uno stadio moderno su cui basare le proprie ambizioni calcistiche. E’ una pecca da colmare in fretta: senza uno stadio nuovo, infatti, il ritorno in serie B potrebbe restare ancora a lungo una mera utopia.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro