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Pepe Reina, da showman ad anchorman: “Entusiasta del San Paolo, a maggio vorrei festeggiare con questa maglia”

NAPOLI – Pepe salta, tifa e para. Urla e si sbraccia. Si fa valere. Trascina il pubblico e carica i compagni. Fa lo show e le cose serie. Per bene. Da grande. Sì, lui è un grande personaggio, lo dicono il curriculum e anche i compagni, e poi è un giocatore, un portiere, che, nonostante Mondiale, Europei e altre cosette del genere in bacheca, ha ancora un’incredibile fame di successi. «Ma spero di poter festeggiare anche a maggio con il Napoli. Vincere nell’esordio in Champions è stato bellissimo. il San Paolo mi ha entusiasmato. Seguiremo Benitez, abbiamo tutti fame, io ne ho tanta…» . Bene, benissimo: ha scelto Napoli, per farlo; ha lasciato il Liverpool a caccia di rivincite e ha accettato il prestito secco di un anno. In Spagna insistono a dire che per la prossima stagione, dopo il Mondiale in Brasile, è già promesso sposo del Barcellona, dove è nato e cresciuto, ma il futuro è un affare lontano: per il momento si gode il sole e il Golfo, il popolo azzurro e l’euforia, grandi ambizioni e il meritato ritorno in Champions da protagonista. E, a dirla tutta, anche la Champions applaude il rientro in pista di un grande personaggio del calcio d’elite.

LO SFIZIO – E allora, Pepe. Che, dicevamo, torna nell’olimpo dopo un po’ di purgatorio: tre anni, tre stagioni trascorse a galleggiare tra l’Europa League e il sofà. Sì, vuoto nel 2011-2012 e, a cavallo, soltanto EL. Con tanto di sfida al futuro in quella doppia tra il Liverpool e il Napoli che, in un certo qual modo, attraverso le porte di Anfield segnò il ritorno degli azzurri nell’Europa che conta. Amarcord. E poi il presente. Che racconta di una notte magica per un paio di gradi parate e tanti altri aspetti. Compreso uno sfizio niente male da dedicare, magari, al manager dei Reds, Brendan Rodgers; l’uomo che ha cadenzato il suo passo d’addio preferendogli il francesino Mignolet: tutto sommato, la maratona scudetto e la Champions con il Napoli dopo anni d’attesa, rispetto a un’altra annata internazionale di sofà, non sono mica male.

IL MEDIATORE – Vamos Rafa, insomma. Il maestro che, appena capito e soprattutto metabolizzato di dover rinunciare a De Sanctis – dopo averlo anche eletto pubblicamente leader (insieme con Hamsik) – e poi a Julio Cesar, ha deciso di provare la sortita con il suo pupillo. Detto, fatto. Grazie anche all’intermediazione del solito Manuel Garcia Quilon, manager di entrambi e poi di Callejon e Albiol. Uno che, diciamola tutta, ha contribuito in maniera decisiva alla crescita del Napoli, partecipando attivamente alle operazioni che hanno prodotto acquisti di qualità, spessore e personalità.

IL PUGILE – Ne ha da vendere José Manuel detto Pepe. Un marchio a fuoco sulla una pelata che fa perfettamente pendant con un fisico e una faccia da cinema. Modello Bruce Willis. La somiglianza c’è e si vede con l’attore americano. Ma anche con i colossi del football, americano, o per meglio dire con i pugili. Da peso massimo, la stazza fisica di Reina, novantadue chilogrammi distribuiti lungo il suo metro e ottantotto di altezza e sorretti da due spalle larghe e massicce da fare paura. Lui, il 31enne portiere di Madrid, è l’atleta più potente dell’intera rosa. E considerando le misure, sarebbe difficile il contrario.

CHE RITORNO – Segni particolari curiosità a parte, parola al pallone. Anzi, in primis a quello velenoso che con un miracolo Reina è riuscito tirare fuori dalla porta dopo l’incursione di Lewandowski. Era il 26′, e sullo 0-0 l’inerzia della partita sarebbe di certo cambiata sulle note di Deutschland uber alles: e invece, paratona e poi, tre minuti dopo, testa di Higuain e vai di tarantella. E poco importa se Zuniga ha messo il pepe, con la minuscola, alla serata sua e del San Paolo: l’autogol gli è valso un altro super intervento sulla punizione di Reus al 43′ e l’ovazione. Un ritorno in Champions in grande stile, non c’è che dire, per lui e per il Napoli. Per Napoli tutta.

Fonte: Corriere dello Sport

La redazione
F.G.

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