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Pedullà: “Napoli, è Rafa-Crac! Storia di illusioni ed eterni ritardi”

"In due anni Benitez a Napoli non è riuscito a risolvere problemi normali"

Rafacrac è la storia di un grande allenatore, Benitez, che in due anni di Napoli non è riuscito a risolvere i normali problemi. Che ha commesso gli stessi errori. E che negli ultimi mesi ci ha raccontato, minuto per minuto, la necessità di parlare con la sua famiglia prima di decidere se accettare o meno la proposta di rinnovo di De Laurentiis. Come se il lavoro di un allenatore non fosse quello, fino a prova contraria, di stare in giro per l’Europa o per il mondo. Come se un grande pilota pensasse di poter continuare a svolgere la professione che ha svolto per vent’anni restando a casa in pantofole. Impossibile.
Rafacrac è la storia di avversari normali (e ci teniamo bassi) che al cospetto del Napoli diventano super eroi. Ultimo esempio il Dnipro, un esempio allarmante. Tutto questo al netto delle giuste polemiche per le topiche arbitrali, semplicemente perché un gruppo organizzato non si sarebbe dovuto trovare sul filo in virtù delle ingiustizie commesse sia al San Paolo che in Ucraina. E al netto anche delle legittime lamentale di chi, la scorsa estate, si sarebbe aspettato un mercato migliore. Ma per battere il Dnipro, il Chievo o il Parma è sufficiente l’organico che hai. Basta non commettere sempre gli stessi errori. Il Dnipro difendeva con un ordine e un’organizzazione che il Napoli mai ha avuto nei due anni di Benitez. Vogliamo parlarne, riusciamo a parlare di calcio? Gli equilibri a una squadra li dà l’allenatore, non semplicemente il mercato. Anche in questo caso al netto dei piagnistei, dei soliti alibi, di un direttore (il permaloso Bigon) che dice “viva Rafa” a Benitez, che mai si permetterebbe di fargli la minima obiezione, anche quando tutti i buoi sono scappati e la stalla è quasi vuota. Come in questo caso.
Siccome Benitez guadagna una cifra da sballo, 3,5 milioni, bisognerebbe chiedergli i motivi di certe scelte e di errori sistematici. Dalla trasferta di Kiev: Zapata in tribuna quando sarebbe come minimo servito per gli assalti degli ultimi venti minuti; Hamsik inizialmente fuori dai giochi nella gara più importante degli ultimi quattro mesi; Gabbiadini finalmente titolare ma il primo a esser sostituto, piuttosto che Callejon l’intoccabile; Henrique per David Lopez, non si è capito perché; un’impostazione morbida, troppo morbida, in quella che doveva essere la partita della vita. E che avrebbe forse permesso di salvare in anticipo un’intera stagione. Benitez meritava di essere difeso quando lo hanno insultato in diretta tv, ma ora deve delle spiegazioni. Oppure anche in questo caso deve prima consultarsi con la famiglia? Ci scusi Rafa, ma negli ultimi mesi si è parlato – in modo anche comico – solo ed esclusivamente della storia del contratto. Mentre il Napoli affondava, affogava, una partita eccellente e diecimila pause. A proposito: Seleznyov, attaccante del Dnipro, ha segnato contro Britos e soci gli unici gol della sua Europa League. Al San Paolo era in fuorigioco, a Kiev avrà pure fatto fallo, ma per svegliarsi e mettere il timbro doveva incrociare una difesa piena di buchi. La stessa che nelle ultime trasferte di campionato ha fatto resuscitare gente a digiuno da una vita.
Rafacrac è una storia di illusioni, di eterni ritardi, di amnesie totali, di omissioni, peccati veniali e meno veniali. Resta la scialuppa di salvataggio, ovvero la Champions da acciuffare per i capelli nelle ultime tre gare della stagione: non sarà semplice. Ma resta soprattutto il sapore troppo amaro di una continua e profonda contraddizione lungo il percorso, mai un grafico leggermente regolare, senza saliscendi, nel rispetto di un organico che non sarà come la Juve ma neanche così disastrato.
Rafacrac non ha la faccia di Platini e Collina, inutile parlare sempre degli arbitri (anche quando ti penalizzano) se i problemi sono molto più profondi. E la prossima volta il vertice per il rinnovo del contratto fatelo a venti minuti da una partita decisiva, magari nel sottopassaggio del San Paolo. Evviva.
Fonte: AlfredoPedulla.com
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