Eccolo Eraldo Pecci. A 59 anni (sei presenze in nazionale, regista puro di Torino, con cui vinse uno scudetto, Bologna, Fiorentina e Napoli), il principe delle «zingarate» può prendersi il lusso di fare qualsiasi pronostico alla sua maniera. «Se il Napoli ha paura di questo Bologna, meglio che Benitez faccia fare una cura di vitamine ai suoi… I rossoblù erano messi male con Pioli, ma adesso che lo hanno mandato via le condizioni sono peggiorate».
Messo proprio così male il Bologna?
«Quelle che stanno in fondo a tutto i punti li hanno conquistati negli scontri diretti. Quando arriva un colosso come la squadra di Benitez o come la Roma o la Juventus, che speranze ci sono?».
Le piace il gioco dello spagnolo?
«Lo ammiro fin dai tempi di Liverpool: mi incantava la spregiudicatezza della sua manovra offensiva, il modo con cui esaltava le doti di Gerrard, uno dei più grandi fuoriclasse d’Europa. E a Napoli non sta deludendo le aspettative».
Lei andò via dal Napoli perché chiese che gli dessero due giorni di riposo, non uno solo. Con Rafa sarebbe andato d’accordo.
«Sì, lo so. Non ama molto i ritiri e regala qualche giorno di riposo ogni volta che può. Io dico che fa bene. A me piacevano quelli estivi, non certo quelli la sera prima della partita. Certo, se hai dei bimbi piccoli a casa, meglio stare con i compagni e l’allenatore in un hotel che con tua moglie ad accudirli».
È arrivato Jorginho. Un regista dei tempi moderni: a Pecci sarebbe piaciuto?
«Certo, quelli che corrono e che sanno fare anche i pivot, cioè da perno, non possono che fare bene a una squadra. Poi il Napoli è pieno zeppo di anarchici estri che giocano in attacco: ha bisogno di uomini d’ordine che guardano le spalle».
Gli dà un suggerimento?
«Quando giochi in una squadra di provincia e perdi o pareggi una partita, due, tre partite non succede nulla. Diverso quando vai a giocare in una squadra di una grande città: lì se non le vinci tutti sono dolori. E allora bisogna vedere come reagisci».
Lei Pioli lo avrebbe tenuto?
«Era uno che conosceva l’ambiente, il gruppo: l’unico in grado di risollevare la squadra».
Diamanti è l’uomo in più del Bologna?
«Ci sono giocatori che fanno bella figura per loro, ma non portano punti. Il Napoli, per esempio, nonostante sia pieno di individualità, è un grande collettivo».
Può vincere lo scudetto?
«Forse no quest’anno, ma credo nel progetto. Mi ricorda molto il Napoli che vinse il primo tricolore: ogni anno c’era l’inserimento in squadra di qualche campione. E anche da questo mercato ne sta uscendo fuori una squadra altamente competitiva».
Fonte: Il Mattino
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