Per chi ricorda Zemanlandia: e dunque Signori e Baiano, ma anche Matrecano e Di Biagio. Per chi ha memoria e sa che la regia occulta di quel miracolo – poi edificato da un Maestro boemo – fu d’un uomo che ama starsene a seguire la meglio gioventù ed a valorizzarla: Peppino Pavone, ds del Foggia anche oggi, volle Insigne alla Cavese, perché gli «piaceva», perché si vedeva che «sarebbe diventato forte», anche se non era ancora «qualcuno».
Come andò, Pavone?
«Ero a Palma Campania a vedere la primavera del Napoli, così come ora sono a Gubbio a vedere le finali nazionali: bastarono due gare per intuire che eravamo di fronte ad un calciatore vero. Uno che ti fa male sempre, perché ha giocate mai evanescenti. Bravo al Napoli che seppe intuirne le doti».
A Cava, dieci partite e zero reti.
«Arrivò tardi, al termine del Viareggio, perché Caffarelli mi costrinse ad aspettare la fine del torneo giovanile e Santoro non volle cederlo prima. Ma quella fu una stagione particolare, Insigne si trovò a debuttare giocare in un campionato professionistico e un dazio al debutto si paga».
Lo accosti a qualcuno dei calciatori che lei ha scovato.
«Pensare al Foggia degli anni 90 è inevitabile: per me, è più Baiano che Signori, come costituzione e come capacità di palleggio. Ma diverso da entrambi».
Lei lo terrebbe in serie A?
«Nel rispetto di quella che sarà la scelta del Napoli, uno come lui non ha problemi. Ha forza, piedi, sa dove sta la porta. E poi ha avuto la fortuna di imbattersi in Zeman. Non avrei neanche una perplessità».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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