L’ansia di chi sta davanti alla tv e osserva lo scontro; l’ansia di chi s’attacca ad un telefono ed aspetta risposte ma non trova che la voce metallica d’una segreteria; l’ansia di stare sospesi nel nulla, rivedere le immagini e scorgere in Mertens un manichino che ad un certo punto si piega e cade inanimato, in terra, e lì resta. L’ansia di Napoli, che è quella di Benitez da Liverpool, di De Laurentiis da Roma, dei compagni di squadra, di un medico (Alfonso de Nicola) che, ad un certo punto, smanetta tra due cellulari, uno per rispondere alle telefonate e l’altro per cercare un contatto con Bruxelles.
PAURA. L’ansia che è indomabile, ingovernabile, ad un certo punto può placarsi quando tra quel giro vorticoso si approda in Belgio e si riesce a sapere che «non ci sono fratture ma commozione cerebrale», il più lieve dei danni possibili per chi ha subito un impatto del genere e un trauma da lasciare senza fiato gli altri, senza più sensi Dries Mertens: che resta sull’erba, immobile, sino a quando poi con un gesto non infonde speranza e coraggio. C’è la barella, c’è il collarino, c’è la paura ovunque e uno stadio che invoca Mertens, l’applaude, gli fa sentire il proprio calore: «E’ andata bene». Bruxelles diviene l’epicentro di ogni collegamento e la prima voce che atterra a Napoli funge da calmante e viaggia a velocità supersonica via etere. E in un passaparola che è rassicurante, che certo non dà diagnosi ma almeno sopprime quello stato di torpore collettivo, spintosi sino a Liverpool, sino a Roma, sino a dove ci sia il calcio racchiuso nel sentimento. In serata il comunicato del Napoli chiude il cerchio: «Trauma cranico, escluse lesioni, 24 ore in osservazione».
LA SORTE. La sfortuna va a colpire ancora lì, sul versante sinistro di una squadra già in ginocchio per aver appena perso Insigne. E fino a quando non approda quella briciola di notizia che aiuta: «non ci sono fratture, c’è soltanto un lieve stato commotivo, trascorrerà la notte per cautela in ospedale e resterà sotto osservazione», tutto diviene secondario, relativo, persino inutile. Ma intanto l’ansia è sparita, almeno quella. E la cancella definitivamente il tweet di Dries: «Sono ok, grazie per il sostegno».
Fonte: Corriere dello Sport
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