«Sivori e Diego hanno tracciato la strada: il feeling è fortissimo. I dirigenti azzurri scelgono i nostri calciatori perché vincenti.»
Napoli, orgoglio del Sudamerica. «Proviamo tutti simpatia per questa squadra così ricca di calciatori delle nostre nazionali», ammette Josè Luis Meiszner. Avvocato, 65 anni, ex presidente della squadra del Quilmes, è il segretario generale della Federcalcio argentina e della Comembol, la confederazione del Sudamerica, ed è stato a capo dell’organizzazione della Coppa America, vinta dall’Uruguay nello scorso luglio. Il dato degli undici sudamericani al momento presenti nella squadra di Mazzarri – sei argentini, tre uruguaiani, un colombiano e un cileno, il neo acquisto Vargas – colpisce anche Meiszner.
Cosa significa una presenza così forte di calciatori sudamericani in una squadra?
«È evidente la qualità dei nostri giocatori ed è indubbio l’acume dei dirigenti del Napoli, che conoscono il grande valore dei sudamericani e sono convinti di poter offrire il massimo ai loro tifosi».
C’è una relazione particolare tra Napoli e gli argentini.
«È vero. La strada è stata tracciata da un formidabile giocatore come Enrique Omar Sivori negli ultimi anni della sua carriera e poi Diego Armando Maradona è diventato la solida base per questo rapporto. Ricordo quelle domeniche in cui tifavamo per il Napoli e la squadra di Diego ci deliziava con le sue vittorie. Maradona ha ricevuto la meritata consacrazione a simbolo di tutti gli argentini».
Lei ha seguito le sette stagioni napoletane di Maradona?
«Impossibile non farlo. Il napoletano vive il calcio con la stessa passione dell’argentino. Ricordo che tanti ragazzi indossavano per strada le maglie del Napoli, come accade adesso con quelle del Barcellona per Messi».
Il Napoli ha sei argentini, guidati dal nazionale Lavezzi, e due campioni del Sudamerica, gli uruguaiani Cavani e Gargano.
«Sono tutti grandi calciatori. Alcuni hanno maggiore lustro perché sono presenti nelle nazionali, però tutti i giocatori del Rio de la Plata sono apprezzati per le loro capacità e hanno saputo guadagnarsi a Napoli l’affetto dei tifosi e il rispetto della dirigenza. Sanno lasciare il segno perché la nostra è una terra di campioni».
Quale sentimento le ispira il Napoli sudamericano?
«Genera simpatia e la presenza di tanti calciatori dei nostri Paesi è la dimostrazione di una qualità che nessuno può negare. Argentini e napoletani, a distanza, sono legati attraverso il calcio, la discendenza, il sangue, la vita».
Conosce De Laurentiis?
«Apprezzo l’impegno del presidente, che si dà tanto da fare per il Napoli. Il successo è arrivato attraverso un lavoro serio e proficuo. A De Laurentiis auguro che i suoi desideri si possano realizzare e sono sicuro che questo accadrà grazie alle sue capacità».
Come spiega questa nuova espansione dei calciatori sudamericani?
«Tecnici e giocatori hanno un alto livello di professionalità, come dimostrano i risultati, e i dirigenti lavorano in maniera seria e costante: nulla arriva per caso, a maggior ragione nel calcio».
Le finali degli ultimi due Mondiali sono state giocate da nazionali europee: quando sarà nuovamente il turno di una sudamericana?
«La domanda dovrebbe essere rovesciata: in quale finale non c’è stata una formazione sudamericana, escludendo le ultime due? Le nostre nazionali hanno avuto un rendimento costante. Da nuovo segretario generale della Conmebol, spero di poter offrire un contributo, onorando la fiducia che mi è stata concessa in una confederazione che ha un ruolo centrale nel calcio».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.«Sivori e Diego hanno tracciato la strada: il feeling è fortissimo. I dirigenti azzurri scelgono i nostri calciatori perché vincenti.»
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