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Passato e futuro: Mazzarri è un piacevole ricordo, Benitez una fervida speranza…

Sembra che risponda così quando riceve la telefonata di un amico napoletano: «Hai ancora il mio numero memorizzato sul cellulare?». E finge sorpresa. Walter Mazzarri ha firmato poco più di un mese fa per l’Inter, ma non ha cancellato dai suoi pensieri il Napoli, la squadra che ha allenato per quattro anni, portandola ad altissimi livelli, con la Coppa Italia 2012 e le quattro consecutive qualificazioni ai tornei internazionali (due in Champions e due in Europa League). In questi giorni sta fiorendo l’amore dei tifosi per Rafa Benitez, già soprannominato Rafè: affetto ampiamente contraccambiato dal tecnico spagnolo, come dimostrano i messaggi scritti da lui sui social network. Benitez, il signore delle cinque coppe, è anche un grande comunicatore. Mazzarri non lo era, si faceva notare soltanto in campo, quando restava in camicia, anche se la temperatura era sotto zero, per incoraggiare gli azzurri. E quella sua passione aveva colpito i napoletani, arrivati a dedicargli statuine nei presepi di San Gregorio Armeno. In quelle botteghe artigiane adesso c’è Benitez con il suo faccione e la sua cravatta che sembra piccolissima sulla grande camicia bianca. Simpatico, Rafè. E diverso da Mazzarri sul piano della comunicazione e della tattica. Attenzione, però, alle parole del maestro spagnolo. Ci sono passaggi simili ai ragionamenti del suo predecessore a proposito della rosa del Napoli: «Punto su una squadra forte per affrontare le tre competizioni». Il tormentone Ed ecco perché ha insistito con De Laurentiis affinché si possa fare uno sforzo per trattenere Cavani, mettendo da parte quella clausola rescissoria che sta diventando il tormentone dell’estate. Benitez è rimasto colpito dal presidente, dalla voglia di internazionalizzare il Napoli anche attraverso la sua presenza in panchina. Ma si è chiesto perché Mazzarri è andato via dopo quattro anni di importanti risultati. Intanto, ha conquistato De Laurentiis, che fino a tre mesi fa considerava Walter «l’unico allenatore per il Napoli». Ha detto il presidente: «Benitez è straordinario, trasmette una grande serenità. Finora è stato un bellissimo acquisto. Non abbiamo iniziato ancora a lavorare insieme, ma mi sembra che abbia tantissima grinta». In questo gioco dei sentimenti, passando da un allenatore all’altro, a Napoli c’è chi etichetta Mazzarri come traditore. Non lo è. Aveva deciso di chiudere il suo ciclo un anno fa, quando De Laurentiis gli propose un nuovo contratto triennale, a cifre perfino superiori rispetto a quelle poi proposte da Moratti. Mai avrebbe ufficializzato questa intenzione prima di aver centrato l’obiettivo, secondo posto e qualificazione Champions. Lo ha fatto nel giorno dell’ultima partita di campionato, a Roma. Poche ore dopo il suo ex presidente è volato a Londra per accordarsi con Benitez, fresco vincitore dell’Europa League (doveva prendere il top degli allenatori per aprire il nuovo corso tecnico), e quattro giorni dopo Mazzarri ha firmato per l’Inter. Dov’è lo scandalo? E perchè ci sono stati tifosi che si sono sentiti traditi? Mazzarri non aveva manifestato mai l’intenzione di rinnovare con il Napoli, piuttosto quella di prendersi un anno sabbatico (lo stress è stato forte, al punto da obbligare il tecnico a cure mediche). Poi sono arrivati due grandi club, Roma e Inter, e Walter ha scelto il secondo. Perché lui sa come ricostruire e rilanciare le squadre. Partendo da posizioni non esaltanti di classifica, ha condotto Samp e Napoli in Europa, oltre a due finali di Coppa Italia, la prima persa e l’altra vinta. Ci sono tifosi che scrivono parole di fuoco contro Mazzarri sui blog. Altri hanno perfino scommesso bottiglie di champagne sulla data del suo esonero e non vedono l’ora di conoscere il calendario del prossimo campionato: quando il Napoli sfiderà l’Inter del grande nemico Walter? È sbagliato sentirsi traditi, più corretto portare rispetto a Mazzarri e al suo staff e augurarsi che Benitez possa raggiungere un risultato migliore. Che è il primo posto, lo scudetto.

 

Fonte: Il Mattino

La Redazione

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