La storia calcistica di Nicolò Frustalupi, vice di Mazzarri che a Parma farà il suo esordio in panchina dal primo minuto come allenatore del Napoli in campionato, è racchiusa in un archivio di relazioni tecnico-tattiche sugli avversari inaugurato ai tempi della Pistoiese: cominciò così la carriera del figlio del grande Mario, capitano e mito della Samp e della Lazio del primo scudetto scomparso nel 1990, con una penna tra le dita di una mano e un taccuino nell’altra. Fiumi di inchiostro, idee, intuito e passione: nel club toscano, la sua terra adottiva pur essendo nato a Genova, sponda blucerchiata, Frustalupi ha fatto di tutto – dal marketing al giornalino e al sito web – fino all’incontro con Mazzarri. Fino al 2002: quelle relazioni, puntualmente recapitate ai direttori di turno, furono apprezzate talmente dal tecnico di San Vincenzo che, dall’epoca, lo ha sempre voluto al suo fianco. Avvolto nella nuvola di fumo delle sue mille sigarette. Fumo passivo, per Frustalupi, che a differenza del suo maestro non accende, aspira e spegne tabacco con la frenesia di un rito propiziatorio. Non fuma e vive per il calcio, Nicolò: 34 anni, un passato da centrocampista di Poggibonsi, Riccione e Pistoiese (fino a 24 anni), il vice azzurro è una sorta di cervellone elettronico. Mangia video e beve tattica: conosce il calcio a menadito, studia, si aggiorna e carpisce segreti. Da Mazzarri, è ovvio, l’uomo che lo ha lanciato; l’uomo che con lui si confronta sui cambi, le scelte e le mosse. Attestati di stima autentica. Una bella curiosità del loro rapporto? Frustalupi si rivolge al suo mentore dandogli ancora del lei: un virtuosismo d’altri tempi che racchiude l’ammirazione, l’affetto e il rispetto. Bella storia. Come dolce è anche una frase del giovane allenatore: «Il mio idolo? Mio padre», ha sempre detto Frustalupi junior. Da lui, oltre alla zazzera, ai lineamenti e a decine di altre cose, ha ereditato anche un vizietto pallonaro: la passione per i tunnel. Il grande Mario, regista illuminato dai piedi di velluto, gliel’ha insegnati decenni fa, e lui, quasi come un omaggio, si diverte a fare incavolare da matti gli amici nelle rare sfide estive. Così, per ridere un po’. Il resto, invece, è qualche cena davanti al mare, il cinema, la casa (sul litorale domizio-flegreo) e tanto lavoro: dalle 9,30 – è il primo ad arrivare al centro sportivo – fino a sera. Sacrifici e soddisfazioni: dopo la prima solitaria con la Steaua al San Paolo, domenica esordirà in azzurro dall’inizio anche in campionato. Il ragazzo con la penna e il taccuino ne ha fatta di strada. E un giorno, prima o poi, la solitudine in panchina sarà la sua normalità.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
S.D.
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