Questi messaggi sono stati inviati 4 giorni prima della partita e vengono definitivi “ambigui” nel loro contenuto, una sorta di invito ai colleghi dello Spezia, senza più obiettivi di classifica, a non “esagerare” a livello di impegno. De Col e Masi hanno deciso di presentarsi spontaneamente per rendere le loro dichiarazioni ed evitare di incorrere nel rischio di incorrere nell'”omessa denuncia” e a questo punto diventa fondamentale sapere cosa hanno dichiarato agli investigatori anche i due autori dei messaggi incriminati, Calaiò e Ceravolo, a loro volta ascoltati ieri. Sulla vicenda vige il massimo riserbo, trattandosi di materia estremamente delicata; il confine tra l’archiviazione e l’apertura di un vero e proprio fascicolo, con la conseguente ipotesi del deferimento dei tesserati e dei club è molto labile. L’ipotesi di reato fa riferimento all’articolo 7 del codice di giustizia sportiva della FIGC, che definisce in questo modo l’illecito sportivo: “Il compimento, con qualsiasi mezzo, di atti diretti ad alterare lo svolgimento o il risultato di una gara o di una competizione ovvero ad assicurare a chiunque un vantaggio in classifica costituisce illecito sportivo”.
In attesa di ulteriori sviluppi, il timore della Parma calcistica è quella dell’apertura di un processo sportivo che, nella migliore delle ipotesi, potrebbe portare al coinvolgimento del club per responsabilità oggettiva, mettendo a rischio l’esito dell’ultimo campionato di Serie B e rimettendo in discussione il verdetto del campo, con i ducali secondi e il Frosinone, terzo solo per la peggiore differenza reti negli scontri diretti, costretto a disputare i playoff.
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