Per la prima volta, Simona sorride. Le hanno offerto una speranza, l’ha afferrata in fretta senza chiedere altro. Il suo Ciro sta ancora male ma ha resistito a un’altra giornata terribile, in cui i genitori temevano il peggio. E questo basta a una ragazza di 25 anni già colpita duramente negli affetti familiari. Martedì, quando aveva saputo che le condizioni del fidanzato si erano aggravate, era svenuta. Una zia, la sera, ha dovuto trascinarla via dall’ospedale «per farmi dormire in un letto. Io sarei rimasta» . Ieri invece, su una panca di marmo, rilassandosi con una sigaretta, ha deciso di raccontare la sua ansia, i suoi ricordi, il suo amore.
Simona, finalmente i magistrati le hanno concesso di vedere Ciro. Come l’ha trovato?
«Dormiva, perché era sedato. Ma a un certo punto ha aperto gli occhi e penso che abbia capito quello che gli dicevo».
Dove trova la forza per affrontare questi giorni?
«E’ dura. Ma è Ciro che mi dà la forza. E so che il mio conforto a lui fa bene».
Come lo descriverebbe con un solo aggettivo?
«Dolce. E’ con la dolcezza che mi ha conquistata».
Da quanto vi conoscete?
«Quasi cinque anni. Comitiva di amici, il chiosco in piazza. Ciro è di Scampia e io di Soccavo. Ci siamo incontrati in un ristorante spagnolo e ci siamo innamorati».
Soccavo, dove un tempo si allenava il Napoli.
«Già ma il tifoso è lui: a me il calcio non interessa. Anzi, io avevo paura ogni volta che Ciro andava a seguire la squadra. Se ne sentono tante, purtroppo».
Quante trasferte faceva Ciro?
«All’estero sempre. In Italia meno. A Roma è andato solo perché c’era la finale».
Quando l’ha visto l’ultima volta?
«Venerdì sera. Mi ha cucinato degli spaghetti allo scoglio, poi un giro per Napoli. Una serata come tante».
E l’ultima telefonata?
«Mi ha chiamato per dirmi che era arrivato a Roma, poi mi ha detto di aspettare perché stavano parcheggiando l’auto. Mi avrebbe dovuto richiamare di lì a poco…».
Non si è preoccupata visto che la telefonata non arrivava?
«Non più del solito, perché sono abituata al telefono che spesso non prende negli stadi. Poi ho visto in tv quel ragazzo a terra. Non sembrava lui, i capelli sembravano scuri. Invece poi ho riconosciuto lo zaino. E’ stato orribile».
Hanno sparato a Ciro. La madre Antonella perdona. Simona come la pensa?
«Non so… (passa qualche secondo, ndr) . Non credo proprio. E’ difficile perdonare certe cose».
E del calcio cosa pensa ora?
«Dovrebbero chiudere gli stadi. Ho letto che tra pochi giorni qui si gioca Roma-Juventus. Come si può andare avanti come se niente fosse? Vabbè che hanno giocato anche sabato, dopo gli spari…».
Fonte: Corriere dello Sport
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