Mario Ferri, in arte ‘Falco’, il giovane protagonista dell’ennesima invasione di campo della sua “carriera” durante l’incontro degli ottavi di finale tra Belgio e Stati Uniti all’Arena Fonte Nova di Salvador, è stato intervistato in esclusiva dal giornalista Domenico Ascione, cui ha raccontato il perché del suo gesto.
Di seguito l’intervista completa.
Mario, come mai la tua invasione con le scritte dedicate ai bambini delle Favelas e sopratutto a Ciro Esposito?
“Ho voluto mostrare al mondo l’amore verso quei bimbi e che Ciro Esposito vive! Questo calcio è malato e deve cambiare.
Quando il 3 maggio ho saputo di quel tifoso napoletano ferito a colpi di pistola mi è crollato il mondo addosso. Morire o essere feriti per una partita di pallone è inaccettabile e quando Ciro era ancora in ospedale che lottava contro la morte, mi ha colpito tantissimo quella lettera scritta dalla fidanzata del povero ragazzo”.
Per Napoli e la Campania sei un eroe, per il resto d’Italia e nel mondo un po’ meno. Tutti affermano che hai approfittato di un posto per gli invalidi….
“Utilizzare la carrozzella, fingendo di avere un piccolo gesso alla gamba, era l’unico modo per arrivare a bordo campo e mostrare i miei messaggi di pace. Non mi interessa di chi mi offende, sono solo felice di aver dato un chiaro segnale. Basta alla violenza! Forse qualcuno non sa ancora che quella carrozzella l’ho donata ad un ospedale qui a Salvador, mentre la mia maglietta è stata messa all’asta per donare il ricavato ai bambini delle Favelas. Può confermare anche un grande campione come Roberto Carlos.”.
E allora perché la Fifa continua a ribadire che il tuo gesto è stato un’offesa per tutte le altre persone che erano lì su una sedia a rotelle?
“La FIFA può dire ciò che vuole e in qualsiasi momento, io non ho tolto il posto a nessuno, anche perché ho acquistato un normale biglietto su internet e sul mio profilo di Facebook ho postato anche la foto”.
Nonostante tutto senti il bisogno di chiedere scusa a qualcuno?
“Forse si è vero, non è un bel gesto e chiedo scusa a chiunque si sia offeso. Ma ripeto era l’unico modo per lanciare due messaggi di pace”.
Intanto puoi godere della grande stima dei napoletani. Vuoi dire qualcosa al popolo partenopeo?
“Domenico, mi sono arrivati centinaia di messaggi da parte dei napoletani. Mi sono commosso e ho pianto. Ho cercato di rispondere a tutti, ma davvero erano troppi i messaggi. Personalmente non ho mai avuto nulla contro la Campania e il Sud in generale, ma da ieri credimi, posso dirti che l’amore e l’affetto che mi stanno dimostrando i napoletani hanno reso la loro splendida città la mia seconda casa! Sono delle persone che hanno davvero un cuore immenso, e auguro a tutti di poter condividere con i napoletani anche solo pochi minuti della propria vita. Sono un popolo che merita tanto perché dà tanto a chiunque. Ciro Esposito non doveva morire!”.
Domenico Ascione per domenicoascione.com
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