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Pari della Juve Stabia: si dimette il patron Manniello

Il patron Manniello:

«Adesso basta, la misura è colma. E io non ci sto più. Per questo rassegno le mie dimissioni da presidente della Juve Stabia. Garantirò solo l’ordinaria amministrazione. Se queste sono le regole a cui si deve sottostare, beh, non sono le mie, meglio restare a casa...». Comincia dalla fine la sfida tra Juve Stabia e Cesena. La squalifica di tre mesi per aver apostrofato duramente l’arbitro dopo la gara con l’Empoli, il deferimento in seno all’inchiesta «Golden gol», e soprattutto le decisioni dell’arbitro Abbattista: Franco Manniello è un fiume in piena al termine del match. «Ci sono delle immagini, che invito chi di dovere a riguardare. Se c’è buona fede, perché a questo punto viene da chiederselo, non è possibile continuare a dover fare sacrifici, esporre la propria famiglia per regalare pochi momenti di gioia a una città cui è rimasta solo la Juve Stabia a dare lustro. Se parlo sono squalificato, se sto zitto devo veder legato il mio nome ad indagini della Direzione distrettuale antimafia per una vicenda accaduta quando neppure ero presente, allora non ci sto. Non ho ancora parlato con il mio socio, Franco Giglio, ma personalmente sono stanco, stufo». La gara, Manniello, l’ha seguita al fianco del presidente della Lega di serie B, Abodi. «Non posso dirvi cosa ha detto, ma è facile immaginarlo per chi ha visto la partita».
Sta stretto il pari alla Juve Stabia, costretta sul 2-2 da un Cesena che ha badato al sodo, in un momento di difficoltà (la squadra era in ritiro da una settimana), capitalizzando la decisione quanto meno dubbia del direttore di gara sul rigore del primo pareggio, e lo svarione difensivo degli stabiesi dopo il 2-1 di Mezavilla. A farla da padrone nel primo tempo è il nervosismo, con la terna arbitrale che perde da subito le redini della partita. Nei primi sei minuti, a parte la girata di Danilevicius (3’), che costringe Ravaglia in angolo, da annotare sono soprattutto il colpo rifilato da Parfait a Figliomeni, l’entrata da karate di Gorzegno su Gessa (avrà la peggio lo stabiese, sostituito da Maury, a sua volta infortunatosi al termine del primo tempo lasciando spazio a Scognamiglio). Colpi su colpi, la sfida diventa una sorta di caccia all’uomo, con i due portieri inoperosi. Nella ripresa si gioca finalmente a calcio. Così bastano quattro minuti alla Juve Stabia per sbloccarsi: Mezavilla anticipa Morero, e con un diagonale al volo fredda Ravaglia. Ma l’incubo per i gialloblu è dietro l’angolo. Così al 16’ l’arbitro decide per un calcio di rigore sugli sviluppi di un corner degli emiliani: il tiro di Rossi centra letteralmente Caserta con le mani chiuse a protezione del torace. Succi è freddo e non manca il pari. La Juve Stabia è viva, e trova la reazione immediata.
Al 30’ punizione di Genevier, Mezavilla svetta ancora più alto di tutti e fa 2-1. Neppure il tempo di gioire, tre giri di lancette e Djokovic imbuca la difesa stabiese con un rasoterra che trova ancora Succi pronto alla deviazione. Fermi Scognamiglio e Figliomeni, la doccia è gelata per il 2-2. Vibrante il finale, Mezavilla in sforbiciata trova la palla del possibile 3-2 ma Comotto libera sulla linea. È l’epilogo prima dell’esplosione finale di patron Manniello.

Gaetano D’Onofrio per “Il Mattino”

La Redazione

P.S.

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