Dieci minuti per rovinare tutto. Ancora due gol incassati su palle inattive, il Napoli così ha bruciato la vittoria sul Catania e ha rallentato la marcia d’avvicinamento al terzo posto prima delle due delicate trasferte sui campi di Juve e Lazio. Dalle tribune del San Paolo sono piovuti i fischi dei 55mila dopo un intenso incoraggiamento per la squadra. Sbagliata la gestione del finale perché una big non spreca e non concede tanto sul 2-0. Ma sono puntualmente emersi, ancora una volta, difetti (in particolare a centrocampo e in difesa) a cui non sono stati posti i necessari correttivi in questi anni: Mazzarri alza le mani davanti a difensori che nel gioco aereo non si fanno quasi mai rispettare, contro il Chelsea come contro il Cagliari e il Catania; l’unico corazziere, Fernandez, ha giocato dopo oltre due mesi dal 1’ e non ha retto fino alla fine, sintomo di stanchezza i suoi crampi.
Trasformati rispetto al primo tempo dopo l’ingresso di Pandev, che ha saputo dare profondità e concretezza alla manovra, gli azzurri hanno colpito con Dzemaili e Cavani. Il terzo gol è stato per un po’ nell’aria: Pandev ha colpito il palo e Dzemaili ha tirato fuori, con Carrizo fuori gioco. Il Catania, ordinato e bene organizzato, ha potuto sfruttare la scarsa capacità del Napoli di difendersi sui calzi piazzati: due angoli, due gol, firmati da Spolli e da Lanfazame, che dopo aver regalato il 2-2 al Catania ha abbracciato Montella, l’allenatore che abbina doti divinatorie a qualità professionali, dal momento che aveva lanciato in campo l’ex juventino da centoventi secondi. Mancati terzo e quarto gol, il Napoli ha subito il pareggio. Regola spietata del calcio, però non basta invocare la malasorte perché prima del colpo di Spolli c’era stato il salvataggio di Aronica sulla linea e soprattutto c’era stato un costante stato di apprensione dalla difesa, indebolitasi dopo l’uscita di Fernandez. L’argentino, che non giocava dal 12 gennaio da titolare, è stato impeccabile finché non è stato sostituito.
Gli azzurri hanno regalato un tempo ad avversari che sanno difendersi e ripartire: la difesa del Catania è stata attenta ed energica, il Napoli ha tentato di scavalcare quel muro di otto uomini con tiri da fuori, quelli di Gargano e Hamsik. La mossa-Pandev sembrava aver risolto i problemi della squadra perché grazie alle giocate del macedone, inserito al posto dello spento Hamsik, il Napoli è stato più incisivo. Ci sono stati due ottimi spunti per Dzemaili (13′) e Cavani (15′), poi il gol dello svizzero, più abile nell’area del Catania che nella copertura su Almiron: batti e ribatti in area, Zuniga è riuscito a deviare il pallone verso Dzemaili che ha affondato Carrizo con una bordata da 25 metri.
Rischiato il pari per una difettosa uscita di De Sanctis (la pezza di Aronica sul tiro di Izco), è arrivato il raddoppio: assist di Pandev, palo di Cavani e sulla respinta il tiro secco del Matador (gol numero 19 in campionato). Prodezza non sufficiente per assicurare la vittoria al Napoli, che proprio sul più bello – con la Lazio che all’Olimpico soffriva contro il Cagliari – cedeva. Stanchezza fisica, ovvero quell’allarme lanciato da Mazzarri dopo la vittoria sul Siena in coppa Italia, o calo psicologico sul 2-0? Il Napoli non si è comportato da grande squadra nel finale, peraltro Mazzarri ne aveva colto le difficoltà di tenuta e aveva inserito Inler per rafforzare il centrocampo al posto di Lavezzi, che non l’ha presa bene, come hanno documentato le immagini televisive.
Sorpresa del campionato con il suo giovane e bravo allenatore, il Catania non ha rallentato la spinta e, sfruttando i favori concessi dagli azzurri male posizionati su due angoli, ha colto l’insperato pareggio: Spolli è arrivato più su di Campagnaro e Lanzafame ha approfittato del liscio di Zuniga. Otto minuti non sono bastati per ribaltare la scena e riportarsi in vantaggio.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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