Nell’estate del ’79, disse no al Napoli. Paolo Rossi, che poi sarebbe diventato Pablito, l’eroe del mondiale vinto nell’82, giocava a Vicenza. Ferlaino si accordò con il presidente veneto Farina, contratto di cessione di due miliardi e mezzo di lire. Tutto fatto, tutto a posto, tranne la volontà del giocatore. «Sono trascorsi 34 anni, se ne sono dette di tutti i colori. Che non mi piaceva Napoli, che c’era la Juventus dietro il mio rifiuto ma una volta per tutte ristabilisco la verità dei fatti: non ero attratto dal progetto della società, non volevo essere solo un colpo di mercato e basta e nemmeno un’esca per attirare gli abbonati».
Ricorda quando si presentò a Napoli per la prima volta con la maglia del Perugia e in 89mila la fischiarono dal primo all’ultimo istante della partita?
«Me li ricordo benissimo quei fischi, fu una protesta clamorosa nei miei confronti però civile».
Rossi, a distanza di tanti anni, quale consiglio avrebbe dato a Matri, che ha voluto riflettere sull’offerta del Napoli?
«Non so se sia giusto cedere Matri, questo è un punto di vista juventino e non comune. Piuttosto bisogna capire se il giocatore è contento della situazione che sta vivendo. I movimenti sul mercato e le scelte iniziali fanno capire chiaramente che non sarà titolare nei piani di Conte. Se questa situazione non lo soddisfa, è giusto che trovi un’altra collocazione. Se invece è contento di accomodarsi in panchina, resti pure».
Napoli sarebbe stata la giusta alternativa?
«Oggi è difficile rifiutare una piazza come Napoli. C’è un progetto serio che il presidente De Laurentiis sta portando avanti da tempo, con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il Napoli gioca la Champions, altro fattore da non trascurare, da qualche anno la squadra frequenta le zone alte della classifica, è arrivato un fior di allenatore come Benitez, il gruppo si è potenziato, insomma ci sono tutti i presupposti per fare bene».
Se Rossi fosse stato Matri, avrebbe accettato Napoli?
«Di corsa. Se una vita fa quella società avesse avuto lo stesso progetto di oggi, non avrei esitato un solo attimo. I fatti, allora, mi dettero ragione, nel ’79-’80 il Napoli rischiò la retrocessione. Oggi è tutt’altra musica».
Con la vittoria in Supercoppa, la Juventus ha confermato la propria leadership in Italia: resta la squadra da battere?
«Il successo dell’Olimpico rappresenta una prova di forza notevole, la Juve sicuramente resta la squadra da battere. È reduce da due scudetti consecutivi, ha acquisito da tempo una mentalità vincente che altri non hanno e, come se non bastasse, s’è anche rinforzata».
Come sarebbe il mercato della Juve con Zuniga?
«La Juve ha preso Tevez, il mercato è buono. Zuniga potrebbe diventare un giocatore importante nell’economia del centrocampo. Gli azzurri vengono subito dietro i bianconeri ma il loro mercato non è concluso. Vediamo chi arriverà ancora e poi diremo se sono finalmente da scudetto».
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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