L’Italia – non solo quella del calcio – insorge scandalizzata: ma come, Balotelli non solo va a Scampia ma addirittura fa il pusher “per gioco”? Come se si potesse spacciare “per gioco”, per di più in quello che è diventato il quartiere simbolo del malaffare e della malavita made in Partenope. No, non si può, ci rifiutiamo di credere tout court all’interpretazione del pentito che racconta che nella folle visita a Scampia di tre anni fa “Mario s’è incuriosito, ci ha chiesto di spacciare e i boss hanno acconsentito per la consegna di una dose”. No, ci rifiutiamo. “Quel giro lì” non fa scelte a caso, tutto succede perché chi muove le fila ha un istinto primordiale, animalesco, quasi infallibile, a scegliere le vittime. Venticinque anni fa (settembre ’89) fu la volta di Maradona, che rimase incastrato e ‘macchiato’ (a vita) dalla famosa ‘amicizia’ con Carmine Giuliano, uno dei boss della famiglia che regnava a Forcella. Diego cascò – lo ricorderete – nella ingenua tentazione della fotografia con loro nella vasca da bagno super kitsch. Passerà una vita, ma quell’immagine non sarà più dimenticata. Così oggi, fatalmente, rieccoci alle prese con il Balo trascinato nel giro dal pentito di turno. Chiaro che il calcio ‘tira’ (nessuna ironia, credeteci, anche se ammettiamo che non ci sta male).
L’esperienza ci trascina di forza allo scandaloso epilogo dell’affare Tortora, quando il presentatore – allora sulla bocca di tutti, icona dello spettacolo – fu trascinato nel fango dal pentito che fu, e finì addirittura per lasciarci la vita. Da innocente. Innocente, non dimentichiamolo, anche se allora tutt’Italia era convinta che fosse davvero legato alla camorra e alla droga. La vicenda è diversa, per carità, ma il canovaccio è quello, è evidente.
Prendiamo allora le distanze, coscienti che la figuraccia è in agguato. Ma è un rischio che fa parte del gioco. L’amara ironia è nel fatto che gira e rigira, appena il piatto si fa ricco e soprattutto sporco, Napoli torna in prima pagina, quando non vorrebbe starci. I dubbi che anche questa del Balo alla fine sia una bufala vengono insomma dall’esperienza. Siamo una città speciale, che esalta e deprime in ugual misura i suoi eroi. E il calcio da noi è motore enorme, esaltatore di gioie e miserie, a Napoli spesso separati da un confine sottilissimo, quasi invisibile. Proprio nel saper “leggere” quella linea di confine e nel non cadere dalla gloria alla polvere, sta la differenza che fa adulti e saggi. Il problema è che con questi attori spesso grandi sul campo ma piccoli nella vita, il confine, che non si vede ma è traditore, nasconde la trappola.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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