Per una volta – una sola: questa – non vogliamo cadere nella tentazione di commentare, e “leggere” le carte del Napoli del prossimo campionato partendo della consueta, in verità spesso snervante ipotesi della squadra che sarà. Anche perché abbiamo tutti capito che moltissimo ruota intorno alla cessione o meno di Cavani che un giorno sta qui e l’altro lì. Anzi adesso gioca qui, tra un’ora gioca lì; è la solita logica-non logica del calciomercato; più i celebri 63 milioni della clausola che ha paralizzato l’avvio della campagna acquisti azzurra. Il Matador per ora è come la “Sora Camilla, quella che tutti la vonno e nessuno la pija”, ed è lui stesso, supportato dai club di mezza Europa e spesso anche da mamma Berta e papà Luis che ‘danno’ il loro figliolo dove vorrebbero che andasse (loro quasi sempre a Madrid). Da queste colonne i bravi cronisti Caiazza e Scotto giornalmente riferiscono anche di quei sospiri: ce n’è per tutti i gusti e ‘tifi’, tranne per quello dei tifosi napoletani, che non capiscono e soffrono. Il fatto è che alla fine tutti i potenziali acquirenti sono spaventati dalla clausola e Cavani di fatto non si muove. E allora, scrutando tra le pieghe dell’avvio di questo calciomercato con mille idee e nomi ma altrettanto pochi soldi, scopri facilmente che appunto il mercato è ad andamento lento, già, proprio sullo stile di Tullio De Piscopo. Non sono insomma gli euro che lo muovono, ma gli scambi di giocatori, scambi che servono giustappunto a supportare la carenza di moneta, che non è solo delle nostre case e famiglie ma anche di presidenti e società. Piuttosto – tesi che Il Roma sbandiera da tempo – stringiamoci al petto il nostro faraone Insigne, guardiamolo guidare la nazionale under 21 nell’Europeo di categoria (stasera sfida alla terribile Olanda in semifinale) non sprecando il tesoro che abbiamo in casa con la stramba idea El Shaarawi. Del milanista con la cresta (fortissimo per carità) il Napoli non ha certo bisogno, avendo proprio in quel ruolo appunto il talento frattese. Si tratta di non depauperare la ricchezza di casa anche e soprattutto perché il prossimo sarà un campionato storico, nel senso che è il primo dal dopoguerra che sarà segnato dalla crisi globale, europea e italiana in primis. Si partirà e si giocherà coi toni bassi, il silenziatore, forse il freno a mano. Specie noi del Sud: non accadeva dal 2003-04 che a sud di Roma ci siano solo due club, Napoli e Catania. Fotografia della situazione socio- economica d’Italia. Il calcio spesso è cartina di tornasole dei tempi, racconta lo stato di salute di nazioni e società. Povera è l’Italia e povero il suo calcio, c’è poco da fare. Stavamo indagando con esperti di economia per scoprire perché mai questa povertà del Paese finisse per riflettersi proprio nei club meridionali, da sempre i più poveri. Non c’è stato bisogno di risposte di grandi analisti economici: l’economista di quartiere, quello sotto casa, dotato di saggezza popolare, di strada, ci ha sussurrato all’orecchio la sua lettura: “Perché dottò: ‘o cane mozzeca ‘o stracciato…”. Questa tesi non la troverete nei testi dell’università di Harvard , è made in Naples. Vuoi vedere che è quella giusta?
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