Quell’ingiusta squalifica l’ha scontata in curva. Quando s’è sentito sulla pelle la rabbia e la vergogna per un’accusa che non meritava, Paolo Cannavaro, il capitano Paolo Cannavaro, se n’è tornato là. S’è rifugiato in quella curva B dove tant’anni fa era cominciata la sua storia di tifoso. Non tanto – o non soltanto – un tributo a chi in quei momenti neri non s’era staccato dal suo fianco, anzi, ma quasi un andare alla riscoperta di quegli antichi sentimenti che quando è in campo, inevitabilmente, vive in tutt’altro modo.
IL MESE – Già, che mese quel mese cominciato il 18 dicembre e finito il 17 di gennaio. Dalla condanna a sei mesi all’assoluzione piena. Alla riabilitazione. All’onestà restituita intatta. Alla giustizia. In mezzo, però, il peggior Natale della sua carriera di leale difensore. E sì che gliene sono passati per la testa di pensieri e d’emozioni quando, seppur ricominciando dalla panca, a Firenze s’è infilato nello spogliatoio per rimettersi al servizio della squadra e di Mazzarri. E sì che gliene torneranno in mente quando tra sei giorni rimetterà piede a Parma, sul prato del Tardini. La sua seconda casa. Il campo, la città, il club che in almeno quattro stagioni da protagonista l’hanno trasformato da giovane promessa in calciatore pronto a spiccare il volo. E così, domenica Cannavaro si riprenderà la fascia e il posto. Per lui, sarà come ricominciare un’altra avventura. D’accordo, nessuno gli potrà mai restituire quelle tre partite che mancano al suo conto personale, ma il Napoli in campo ha saputo ugualmente farsi rispettare in quelle tre partite contro il Siena, la Roma ed il Palermo. A Firenze, invece, là dietro qualcosa ha ricominciato a traballare. E non solo per quel gol da manuale dell’orrore. E allora, ecco provvidenziale il rientro di Paoluccio Cannavaro, giovanotto al quale, proprio perché napoletano, non è mai stato perdonato niente, ma al quale il Napoli non può rinunciare. Chi gli farà posto? Probabilmente a rendere più agevole la scelta dell’allenatore sarà la caviglia dolente di Alessandro Gamberini. Insomma: Campagnaro a destra, Cannavaro centrale come sempre e Britos, sinistro naturale, che torna al ruolo di stopper mancino. Nessun terremoto. Anzi, tutt’altro: un rientro in punta di piedi e aggiustamenti ovvi, scontati se si vuole. Eppure di spessore. Perché per esperienza, adattamento al ruolo e personalità, nessuno comanda la difesa come la comanda Cannavaro. Il quale torna dalla curva B con tutto il peso delle speranze e delle attese della gente.TORNA – Cosicché domenica porterà alla squadra il “messaggio” dei tifosi. Messaggio semplice ma anche impegnativo: classifica alla mano, infatti, il conto è semplice: il secondo posto sarebbe sì, un gran bel traguardo e una bella consolazione, ma provare a dar fastidio alla Juve sino all’ultimo secondo dev’essere un impegno ed un dovere. E poiché nel calcio non c’è successo che non sia costruito su una gran difesa, toccherà proprio al capitano azzurro riaggiustare le cose in quella terza fila che, intanto, già regge egregiamente il confronto con l’attacco: di sicuro il reparto più forte della squadra. Se, infatti, re Cavani e la sua corte in ventuno partite hanno messo a segno cinque gol in più rispetto alle stesse gare del campionato scorso (41 contro 36), è vero pure che la difesa ha incassato esattamente cinque gol in meno (19 contro 24). Equilibrio perfetto e rivendicazione legittima di un reparto che il ritorno di capitan Cannavaro non può che rendere più forte e più sicuro.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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