Paolo è caldo: e dopo tre partite tutte d’un fiato, la quarta diviene obbligatoria. Tutta colpa del “giallo” di Marassi, che annulla l’Udinese e la “sostituisce” con il Psv: ma ormai non fa differenza, perché un capitano mica abbandona la ciurma a Eindhoven…
Cannavaro, si gioca in Europa League e c’è chi pensa al campionato…
«Noi siamo concentrati su questa gara e su questa manifestazione. Non ci lasciamo distrarre da altro. All’Udinese presteremo attenzione a partire da domani».
In verità, il chiodo fisso è la Juventus.
«L’abbiamo vista in tv, tutto qua. Abbiamo preso atto che quanto dicevamo un anno fa, e cioè che la Champions toglie energie, è autenticamente vero. E se ne erano accorti anche i calciatori bianconeri: nelle interviste del pre partita, si intuiva che avevano percezione delle difficoltà. A volte è chi sta intorno alla squadra che pensa in maniera diversa».
Insistiamo: primi in classifica, al fianco di Madame.
«E’ una bella sensazione, ma adesso abbiamo un’altra preoccupazione: il Psv va affrontato con assoluta determinazione; la gara della Juventus ribadisce antiche certezze nostre: non ci si può distrarre un momento, bisogna avere gli occhi spalancati, ragionare una gara per volta».
Possibile che il ruolo di capolista induca, inconsciamente, a puntare in quella direzione?
«Assolutamente no. Chi gioca ma anche chi va in panchina e può entrare da un momento all’altro, sa che deve avere in testa soltanto la sfida con gli olandesi. Noi ci teniamo a far bella figura, siamo anche informati sulla qualità dei nostri avversari».
Mettiamola diversamente: cosa vuol dire quel primato?
«E’ motivo di soddisfazione, è orgoglio che riemerge. ma in questi anni il Napoli ha fatto sempre molto bene ed anche essere in Europa stuzzica l’autostima. Questa non è una manifestazione secondaria, qui più avanti e più diventa interessante, anzi più ci si diverte. E noi vogliamo andare avanti. Poi quando sarà finita questa partita, inevitabilmente ci tufferemo sull’Udinese».
Siete diventati la miglior difesa della serie A.
«Ma non eravamo diversi da quelli che siamo oggi. Dunque, si va in fretta a trovare la soluzione: è cresciuta l’intera squadra, i meccanismi sono migliorati, dal primo attaccante e fino al portiere siamo in grado di fare movimenti più precisi. Il tempo aiuta. Però un anno fa siamo stati spesso sfortunati».
Cosa nasconde questo match?
«Le insidie del calcio internazionale che talvolta sfuggono agli spettatori. Gli esami, come si dice, non finiscono mai: e noi vogliamo superare pure questo. Siamo in grado di farlo, abbiamo un organico che consente la rotazione, stiamo facendo bene, anzi molto bene, e se continuiamo così, problemi non ce ne saranno. Ma bisognerà continuare così».
Va in campo (quasi) il Napoli-2: può rappresentare un pregiudizio psicologico, questo?
«No, perché il mister ha spiegato bene il senso del progetto; e perché chi è chiamato a giocare intende mostrare quanto vale. Qui si lavora tutti sugli schemi, sul sistema, sul modulo; e quindi siamo padroni dei movimenti e anche delle aspirazioni, che sono collettive».
Ma cosa avete realmente in testa?
«Quello che raccontiamo: si vive alla giornata, si affronta il Psv stasera, poi l’Udinese, poi dopo la sosta si riprenderà con la Juventus, poi tornerà l’Europa League. I conti si tirano alla fine della stagione, senza porsi alcun tipo di problema. Ma per il Napoli parlano i risultati degli ultimi anni: e direi che c’è da essere soddisfatti. Ma vogliamo proseguire su questa strada».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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