Il silenzio è il guscio protettivo nel quale andare a riparare, il parafulmine da quale lasciare attirare le scariche di stress: e mentre il pallone sta per cominciare a rotolare, la panchina della conferenza stampa se la prende Paolo Cannavaro, perché i capitani non indietreggiano mai, manco quanto il mare che conduce a Cagliari s’annuncia agitato.
Cannavaro, il momento è propizio: l’Europa League con i sedicesimi, il campionato con la possibilità di competere per qualcosa di concreto.
«Stiamo facendo bene, al di là di ogni considerazione. Adiamo ad altissima velocità ma c’è qualcuno che va più forte di noi. Ma sostanzialmente stiamo meritando».
Il Cagliari è cliente poco raccomandabile.
«Giocano bene e contro di noi hanno sempre offerto prestazioni di gran carattere. C’è una rivalità che resiste, incontreremo difficoltà ambientali, ma soprattutto un avversario che – con Pulga e Lopez – ha ricominciato ad esibire una propria solidità. Lo dicono i risultati, ma lo testimonia anche l’atteggiamento in certi match, non ultimo quello di san Siro con l’Inter».
E a voi mancherà Cavani…
«E sarà un’assenza che si avvertirà, inevitabilmente. Ma abbiamo calciatori di spessore, che ci aiuteranno a superare questo gap».
Vi sfideranno punte rapide…
«Che sanno accelerare. Gente che va a cercarsi lo spazio da attaccare, che ha la giocata dentro: tipi come Sau e Cossu mettono ansia, ma le contromisure sono state studiate».
I fischi con il Milan hanno fatto male…
«Non so da quanti anni non si registrava una partenza del genere e dunque sono sembrati ingenerosi. Li abbiamo cancellati con una bella prestazione in Svezia e con il passaggio del turno. A volte si sottovalutano i rischi di una partita ed i meriti dell’avversario: avevamo pareggiato con il Milan, una signora squadra. Questo campionato è duro, giova ricordarlo».
Si adombra la fine di un ciclo?
«Assolutamente no. Qui si sa bene di vivere in un club che ha un suo fascino e una sua storia; e indossare questa maglia rappresenta un onore. Nelle ultime stagioni siamo cresciuti gradualmente e pure stavolta stiamo regalando soddisfazioni».
Troppi gol subiti nell’ultimo periodo…
«Siamo un gruppo, che si divide i meriti per i successi e gli errori che determinano le sconfitte».
Siete «vivi» su tre fronti.
«Dell’Europa League parleremo ormai a febbraio, visto che ci resta una sola gara ininfluente. In Coppa Italia si entrerà tra un po’ e non c’è in nessuno di noi la volontà di sottovalutare una manifestazione nella quale siamo i detentori. E per quanto riguarda lo scudetto…parola bella, ma è lunga, è difficile».
E però voi ci puntate…
«Siamo lì, non vogliamo fermarci, ma ciò non significa che sarà semplice vincere le partite. E’ chiaro che è un obiettivo. Ma sarà comunque importante non fasciarsi la testa se si dovesse pareggiare qualche volta, perché in campo non c’è solo il Napoli».
Stavolta dalla difesa non arrivano gol…
«Ma a quello ci pensa Cavani…E anche Insigne….O Pandev o Hamsik o Inler o Dzemaili. Insomma, non ci mancano le soluzioni. Certo, sarebbero importanti se lo facessimo pure noi, però va bene pure così».
In genere parla l’allenatore, alla vigilia…
«E vabbè, se mi date una sigaretta….».
L’ultimo Mazzarri che impressione vi ha lasciato?
«Nello spogliatoio è sempre lo stesso o forse no: mi pare più determinato. Ci trasmette la solita carica, le sue idee, che abbiamo assimilato. E questi risultati sono il frutto del suo lavoro. Che sia a scadenza di contratto non modifica assolutamente nulla, è capitato pure a me e sono rimasto qua. Questi sono dettagli su cui si può sorvolare tranquillamente. E per quanto riguarda il futuro, sono con Cavani: il mister deve restare».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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