Però…! La musica e la sfilata all’americana, i cori e la passeggiata trionfale alla fine, le note della Champions e «oje vita, oje vita mia» , le lacrime di chi implora di restare e le emozioni di chi non sa credere ai propri occhi, il pullman fermato prima che cominciasse la partita per salirci su in cinque-sei e ringraziare i calciatori e Mazzarri e chiedere all’allenatore di «andare ovunque ma non a Roma» e poi stoppato (anche) all’uscita dello stadio da un migliaio di fans e le strade nelle quali sfrecciano i ragazzini su motorini con cartonati d’una coppa che manda in estasi. «Tifosi, siete fantastici» . Alle otto della sera, quando ormai Napoli-Siena è finita abbondantemente negli archivi, Gokhan Inler è ancora perso nei ricordi di un pomeriggio che non si rimuove facilmente è la sua prima qualificazione in Champions (senza preliminari), è soprattutto la prima dimensione internazionale di grande spessore conquistata da «titolarissimo» (a lungo) di una squadra che ha sta facendo delirare una città intera.
PER VOI – Ci sono pomeriggi che restano dentro e Paolo Cannavaro, che a Napoli ha vinto la Coppa Italia, che con il Napoli è già andato in Champions, resta disorientato dinnanzi a tanta energia e a quei cinquantaduemila che sono lì, sugli spalti, e che lì vorrebbero restare, anche fino a settembre, quando verranno le notti inseguite per un anno intero ed infine raggiunte con un finale entusiasmante, otto vittorie ed un solo pareggio. La svolta avvenne a Verona, dopo la sconfitta con il Chievo, e non fu solo tattica: «E questa qualificazione mi sembra più bella della prima: quella fu sorprendente, qui sentivamo i favori del pronostico, diventava quasi un dovere. E’ una conquista che dedichiamo alla nostra gente».
PER PAOLO E GIANLUCA – La Champions vista da dentro è una sensazione unica per Valon Behrami, che nell’estasi riesce a cancellare anche il tormento esistenziale vissuto nello scorso dicembre: «E’ stato uno spettacolo che non ha eguali, scene inenarrabili di felicità. Ma io in questo momento penso a ciò che hanno sopportato Cannavaro e Grava, al loro mese terribile: penso che questa qualificazione sia la giusta ricompensa per loro due e che da parte nostra sia giusta dedicarla a due compagni di squadra, a due amici, che per un periodo sono dovuto rimanere fuori».
AVANTI COSI’ – E’ una Champions che stordisce, come l’annata terribilmente bella di Blerim Dzemaili, sette reti per lui dopo essere stato sul punto di partire, nello scorso gennaio: un finale ch’è stato un crescendo, il ruolo da titolare strappato all’amico-connazionale Inler e la fiducia di uno stadio che ormai, ogni volta che il centrocampista svizzero è a venticinque metri dalla porta avversaria, gli suggerisce di tirare. «Non so cosa dire, dalla gioia. E’ stata una domenica favolosa, un pomeriggio ricco di pathos: e speriamo, ma ne siamo anche convinti, che non sarà l’ultimo, che ne vivremo ancora di momenti del genere, in questa città fantastica e con quella folla unica».
SI BALLA – Ma il 12 maggio va cerchiato in azzurro e il Napoli, dopo aver ottenuta le matematica certezza della qualificazione in Champions a Bologna, ha deciso di festeggiare in «famiglia» : tutti gli azzurri ieri sera se ne sono andati al Nabilah, perché l’Europa che conta va salutata con le moglie, le compagne e tutti assieme, appassionatamente.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.