Ricapitolando, però ridendoci su: dalla A di autogol alla Z di Zona Champions, c’è tutto il mondo di Paolo Cannavaro, rinchiuso in un’ora e mezza. un alfabeto (quasi) completo che racchiude emozioni e paure, ironia e sprezzante rifiuto del pericolo. Napoli è la faccia sorridente del suo capitano coraggioso, che ad un certo punto, quando ha sentito un colpo al petto, s’è dato una scrollata e s’è rimesso a giocare: perché il gioco si stava facendo seriamente duro e bisogna smetterla di penare.
CHE MAZZATA – Ma dove l’aveva colpito quella palla impazzita, che di magico non aveva nulla? «Qui, sul cuore, e me lo ha quasi spezzato. Non ci potevo credere: stavamo dominando, avevamo avuto già tre palle-gol e ci stavamo ritrovando nei guai, perché il pareggio non avrebbe aiutato. E tutto perché il destino si era accanito contro di noi e c’era persino scappato una autorete: non avevamo neppure con chi prendercela, a pensarci bene».
CHE REAZIONE – Poi, come al solito, ci ha pensato Cavani: non una ma due volte, per scacciare l’incubo e riafferrare il Napoli. Sua Maestà el matador è l’uomo in più e quando verrà il momento, nella prossima estate, servirà un difensore solido, modello-Cannavaro, per riuscire a fermarlo al san Paolo, magari incatenandolo. «Se continua a fare gol così come sta facendo quest’anno e come ha fatto nelle due precedenti stagioni, diventa difficile trattenerlo. Però, tranquilli, non abbiamo anche la forza per farlo e per riuscirci. E comunque Edi ha dimostrato che era semplicemente un momento passeggero: noi lo sapevamo. Gli siamo stati tutti vicini in questi giorni per lui complicati ed il bomber ci ha ringraziato a modo suo: lui è un attaccante formidabile. E più lui segna, più il Napoli va avanti».
CHE SFIDA – Novantunesimo, forse qualche minuto in più: il Milan ha appena scoperto che l’operazione-aggancio è svanita. E allora, scherzandoci su, ha avvisato il Napoli: «Tanto prima o poi lo prendiamo». Risposta in stile, con un sorrisone sulle labbra e il Cannavaro-style che non viene meno manco nello stress da prestazione: «Lui dice che viene a prenderci e io dico che non ce la farà, riusciremo a non farci prendere. Poi vedremo alla fine del campionato chi avrà avuto ragione. Noi speriamo di restare due punti avanti. O anche uno solo. Quello che basta».
CHE VITTORIA – Napoli 3, Atalanta 2: altro inutile aggiungere, perché a marzo, quando la stagione sta per andare in soffita, inutile spaccare il capello. Vabbè, sofferenza allo stato puro; vabbè, altre due reti subite dalla difesa; vabbé: il secondo posto è salvo. «Era importante vincere, altro non contava. Volevamo dare dimostrazione della nostra solidità caratteriale. Abbiamo attraversato un periodo negativo, ma abbiamo sempre dato tutto quello che avevamo. Mai venuti meno nell’impegno, poi i risultati non ci davano ragione. Ma il calcio è questo».
CHE TORO – Meno male che c’è la sosta (ed è superfluo persino parlare di Nazionale: «ormai non ci penso più….»): perché poi alla ripresa servirà un cuore Toro, al Napoli, per riuscire a superare il pericolo-Ventura. «Cerchiamo di affrontare questo finale concentrandoci partita su partita. L’Atalanta ha confermato che tutti gli avversari ci affrontano con grandissima determinazione: la vittoria, e il modo in cui l’abbiamo ottenuta, aiuta molto. Sento già parlare dello scontro diretto con il Milan, mentre noi nella testa abbiamo soltanto la prossima sfida, quella del sabato santo».
CHE BOMBER – Per la Champions serve l’aiuto di tutti: e allora, non solo Cavani ma anche Pandev, il gemellino del gol, è nei pensieri di Cannavaro, il capitano dallo sguardo lungo: «Perché pure lui ha sofferto e sono felice che sia riuscito a sbloccarsi. Questa è una squadra che ha forte il senso di appartenenza e la prestazione di Goran l’ha ribadito».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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