Evidentemente quando segna lui significa che la serata è segnata: vittoria. Non si scappa. Il secondo gol stagionale di Paolo Cannavaro è coinciso con un brindisi. Anzi, con il ritorno a un brindisi in campionato dopo un bel po’ di amarezze: la prima volta risale al 6-3 rifilato al Cagliari prima di Londra, ultimo successo degli azzurri prima della serie maledetta di cinque partite a bocca asciutta (due pareggi e tre sconfitte). Se fosse un goleador la squadra sarebbe imbattibile, no? « Magari» . Il sorriso dice tutto.
LA RINCORSA – Ma non solo. D’accordo la questione personale e la gioia individuale, però Cannavaro, da capitano vero e da faro di una squadra che in piena tempesta ci aveva anche messo la faccia e la parole ( «Non siamo in crisi»), sottolinea con orgoglio un’altra storia: « Qualcuno voleva convincersi che avevamo mollato, ma non è così: abbiamo vinto lottando con i denti, dimostrando di avere la ferma intenzione di concludere al meglio il campionato. Comunque, non dobbiamo esaltarci, non abbiamo ancora fatto nulla: abbiamo soltanto vinto la prima di sei finali. Ne restano cinque». E tutto può accadere: il senso è chiaro. « Facciamo così: è stata la prima vittoria di una rincorsa importante che speriamo possa portare qualcosa di bello».
L’ASSIST – Spirito di appartenenza e poi altruismo. E dunque, Blerim Dzemaili: « Quando un compagno è posizionato meglio è giusto passargli il pallone: con Edy è stato così, tutto normale». Il generoso svizzero spiega la sua scelta di affidarsi a Cavani, piuttosto che festeggiare l’1-0 in solitudine. E poi insiste sul concetto: « Abbiamo lottato e rincorso tutti gli avversari. Ecco, è così che si deve fare quando si perde la palla: insieme con la sfortuna è l’aspetto che ci è mancato nelle ultime settimane». Insieme. Come una squadra.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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