L’ora (e mezza) X sta per scoccare: e in quel contenitore d’afa ed emozioni, un nido (d’uccello) in cui posare persino i brividi, Goran Pandev (ri)comincia una carriera praticamente partendo dal “triplete”, da quel ch’è stato un anno irripetibile in cui c’era tanto di lui, del suo talento sinora -a Napoli- espresso a metà. «E infatti: io all’Inter sono arrivato nel momento giusto ed ho vinto tutto. E adesso spero di fare la stessa cosa con il Napoli».
Il calcio osservato con gli occhi mandorla è un universo teoricamente sconosciuto: ma in questo sabato da leoni, con la Supercoppa che sta là ad aspettare le braccia aperte, non ci sono timori e né paure, (forse) resistono le gerarchie ma (sicuramente) esistono le condizioni per ripartire alla pari: «Facciamo una premessa: i favoriti sono loro, com’è giusto che sia. Perché hanno il titolo di campioni d’Italia e non solo. Ma poi bisogna anche aggiungere che ce la metteremo tutta e che speriamo di farcela. Nel calcio, non esistono pronostici scontati e, come diceva Eto’o, le finali non si giocano ma si vincono».
GORAN – E’ il match che (ri)apre il calcio e lo offre a ritmo continuo; è la madre di tutte le partite e va vissuta trattenendo il fiato; è uno snodo di ricordi in salsa partenopea e però anche macedone, perché se Pandev si mette a sfogliare l’album personale sa bene cosa andare a ritrovarci dentro questo match che di suo ha già un valore specifico elevatissimo e che più s’avvicina il fischio d’inizio e più s’arricchisce di pathos: «Se c’è una partita che ha cambiato la mia esistenza, è stata Napoli-Juventus, al san Paolo. Ero reduce da un momento non facile, giocavo poco e non stavo benissimo. Quella sera mancava Cavani, il cannoniere ed uno dei calciatori più rappresentativi. Sentivo il peso, ma ero pure tranquillo, anche se ne avevo passate tante: finì 3-3, eravamo due gol avanti a venti minuti dalla fine; e io avevo segnato una doppietta. Quella sera ritrovai d’incanto la fiducia e per cambiò tutto».
Lì cominciò praticamente l’avventura, ma l’amore era scoppiato da un bel po’, da quando Mazzarri s’era spinto oltre con De Laurentiis, da quando erano partite le telefonate, da un 29 agosto dell’anno passato in cui partì la strategia di prendere il quarto tenore, rigenerarlo, e poi lasciargli un pezzo di Napoli tra quei piedi che sanno sempre cosa fare. «Intanto, spero di portare la Supercoppa a Napoli. Io sto bene e vedo che sono in forma anche i miei compagni. La preparazione ha portato benefici: è chiaro che nessuno è al massimo della condizione, né noi e né la Juventus, ma il lavoro fatto in ritiro a Dimaro e i risultati di queste recenti amichevoli hanno confermato che stiamo crescendo».
BUONE LE PRIME – La palla al centro del campo, un anno dopo, induce a leggervi dentro, a capire cosa si nasconda nella stagione che verrà, a intuire i cambiamenti umorali (e tecnico tattici), a lasciarsi guidare direttamente da Pandev, dalla sua sincerità, dalla naturalezza con cui affronta difese avversarie e taccuini: «E’ vero che si sono modificate alcune situazioni. La prima: ora non c’è Lavezzi e a me dispiace, a me manca tanto e manca anche ai miei compagni. Però va anche detto che qui ci sono giocatori di qualità. In attacco è rimasta la concorrenza ma per fortuna non sono problemi miei: dunque, deciderà l’allenatore. E infine, c’è rinnovamento a vari livelli: stiamo continuando ad insistere su una nuova identità tattica. Vogliamo restare ad alti livelli».
QUARTO POTERE – Sabato è ormai al di là dell’uscio e poi verrà il campionato di Pandev, la sua stagione da titolarissimo, la possibilità di ripagare il Napoli per averci creduto e Mazzarri per avere insistito: «La gente mi chiede tanti gol: ma qui non è importante chi segna, semmai è importante ripetersi. Io per il momento preferisco non sbilanciarmi per dopodomani e continuo a pensare che sia giusto concedere qualche chance in più alla Juventus, che ritengo favorita pure nella lotta per lo scudetto, nella quale vanno inserite anche Milan e Inter. Non penso che i bianconeri possano risentire degli effetti del caso-scommesse, sono troppo bravi per distrarsi. E comunque in questi giorni sto provando sensazioni inedite, perché vedere tifosi cinesi con la maglia azzurra addosso dà soddisfazioni. Significa che il club sta tornando ad essere di sicuro livello. E’ la conferma che vincere a Napoli ha qualcosa di speciale».
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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