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Pandev: “Uno dei gol più belli della mia carriera è stato in Napoli-Juventus”

Così il giocatore del Genoa

A Genoa Channel l’attaccante rossoblu Goran Pandev ha rilasciato un’intervista: “Per fortuna ho trovato una casa vicino al mare. Sono da cinque anni lì e ogni mattina sentire il mare ti rilassa perchè è una bellissima cosa non solo per me ma solo per la mia famiglia. Genova è una bellissima città, oltre il mare ci sono altre bellissime cose e poi la gente è molto affettuosa. Per noi è una seconda casa”.

 

Tante città di mare nella tua carriera: La Spezia, Ancona, Napoli, Instanbul e oggi Genova. Secondo te tutte queste città hanno qualcosa in comune?

“Ho girato tante città. Ormai sono abituato a stare sul mare. Il clima ti aiuta tanto ed è bellissimo. La felicità è una cosa importante”.

 

Raccontaci la tua città.

“Io sono nato in una piccola città del sud della Macedonia. Ho conosciuto mia moglie a 15 anni, siamo felicissimi. Per un calciatore è importante la moglie e la famiglia”.

 

La tua infanzia?

“Mia madre voleva che studiassi ma a me piace molto il calcio. Davanti a casa mi ricordo che facevamo sempre le partite”.

 

Il ricordo che ti fa un po’ male?

“Essere stato lontano dalla mia famiglia perché i miei genitori non volevano trasferirsi ma rimanere dove sono cresciuti. Mi mancano anche gli amici, ma sono da tanti anni sono qui in Italia e ormai sono abituato”.

 

Raccontaci i tuoi tre gol più belli.

“Uno a Genova contro il Verona, a pallonetto, sotto la Gradinata Nord. Un altro con la Lazio, un Juventus-Lazio a Torino, dove ho dribblato Cannavaro, Thuram e Zebina e ho fatto gol a Buffon. E un altro in un Napoli-Juventus”.

 

L’accademia Pandev. Cosa leggi negli occhi di quei bimbi?

“La voglia di riscattarsi. Quando torno in Macedonia li vado a trovare. Abbiamo più di 300 ragazzi e vederli felici è un orgoglio. Sono cresciuto in un Paese povero nato 30 anni fa, abbiamo passato la guerra e vedere i ragazzini felici è bello. Sono felicissimo per loro”.

 

Descrivici con un solo aggettivo Destro, Scamacca, Shomurodov e Pjaca.

“Sono tutti giocatori fortissimi. Dipende tutto dal mister. Ha la scelta più difficile da fare in avanti”.

 

Pregi e difetti di Pandev.

“Calcistici, dico che con la testa sono scarso. La tecnica e l’assist ne ho fatti sempre. Mi piace fare più assist che gol”.

 

Cosa significa essere capitano della Macedonia?

“Una responsabilità molto importante perchè fare il capitano del tuo Paese è importante, una responsabilità e un grande onore per me”.

 

Come hai vissuto questo momento con la pandemia.

“Abbiamo passato un anno molto difficile in tutti i tipi di vita. Non solo il calcio. Non vediamo tanto le nostre famiglie, non possiamo fare una cena insieme. Non facciamo più quello che eravamo abituati a fare. Stiamo facendo tutta un’altra vita e spero che questo Covid vada via il prima possibile e torniamo alla normalità”.

 

In merito a questo, tu credi all’importanza del vaccino?

“Sicuramente sì. Ci dobbiamo vaccinare tutti e siamo più tranquilli. Ora vedo tanta gente spaventata, se facciamo tutti il vaccino iniziamo a stare più tranquilli”.

 

Il calcio è fatto anche di miracoli. Tu ci credi?

“Sì ma credo di più nel lavoro che facciamo. I miracoli si possono fare ma non sempre”.

 

Cosa ha significato per te e per la tua Macedonia vincere in casa della Germania?

“Ancora non ci crediamo a cosa abbiamo fatto. Vincere in casa loro, dove non perdevano da 20 anni una partita di qualificazione ai Mondiali, non era facile. Noi abbiamo fatto quella sorpresa ma né noi né la nostra gente crede che sia accaduto”.

 

Hai portato la tua Macedonia agli Europei. Sogni anche di arrivare al Mondiale?

“Non lo so. Per me ora è importante fare un bellissimo Europeo. So di essere a fine carriera, ma alla fine ce l’ho fatta ad arrivare all’Europeo e adesso me lo voglio godere. Ora è importante star bene, fare un bell’Europeo e poi si vedrà”.

 

Cosa vedi nel tuo futuro?

“E’ una bella domanda. Non lo so sinceramente. Sono indeciso su cosa fare. Sicuramente dopo la carriera voglio godermi la mia famiglia perché ho avuto poco per stare con loro. Penso che lavorerò sempre nel calcio perché è l’unica cosa che so fare. Il resto non lo so”.

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