Segno, dunque, sono. Quando Goran Pandev, al 22′ del primo tempo, realizza il primo gol della serata (che peraltro è anche il suo primo gol europeo da quando gioca nel Napoli) indirizzando la partita apparentemente sui binari giusti non riesce proprio a trattenere la sua gioia – o forse la sua rabbia – per un digiuno interminabile. Forse ce l’aveva più con la sfortuna che con altro. Goran il salvagente, sembrava. Peccato che alla fine a far festa sarà solo il Porto. Nelle notti così, lui, si tramuta. Gli era già capitato quando era all’Inter: il 15 marzo del 2011, all’Allianz Arena, quando fece gol al Bayern all’89’ firmando l’impresa nerazzurra che – almeno quella volta – consentiì all’Inter di vincere (3-2) e di passare il turno. Pandev non segnava in Europa proprio da quella magica serata: giusto tre anni fa. E con il Napoli era a dieta dal 7 dicembre scorso quando firmò una doppietta contro l’Udinese. Ma è certo che in quel momento, con il Napoli all’inseguimento del Porto e con la gente che commentava perplessa la scelta di Rafa di preferire Goran ad Hamsik, gli indici di popolarità del macedone non erano ai massimi livelli, per usare un eufemismo. Nella lista dei colpevoli, ogni volta che gioca e le cose non vanno bene c’è quasi sempre lui. Un destino. Lui che da tre mesi e mezzo soffre, gioca poco e delude, nell’impossibilità di essere un sostituto di Hamsik, ma anche una spalla all’altezza di Higuain. Troppo spesso negli ultimi tempi si è eclissato. Sparito e, qualche volta, quasi dannoso in campo. Ma a volte il calcio è così: 90 minuti con l’andamento accelerato e l’happy end che nella vita spesso non c’è ma che nel calcio invece avviene spesso. Eccolo Pandev, in un condensato di aspettative, difficoltà, cadute e riscossa. La sua rinascita, si spera. Un gol in Coppa per una rinascita in vista del rush finale in campionato. Prima di questo, i gol erano stati solo sei in questa stagione più ombre che luci. E tutti in campionato. Siccome le parole che pronuncia sono ancora meno dei gol, il ragazzo macedone ha sofferto in silenzio. Si dice che la sua forza sia quella di isolarsi da tutto e chiudersi nel gruppo, che lo ha sempre protetto. Il gol al Porto magari sarà in grado di dargli un po’ d’entusiasmo. Dettagli, forse. Forse questa è una storia che un senso non ce l’ha, come direbbe Vasco, visto che è stato un gol inutile. O forse no.
Fonte: Il Mattino.
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