Ieri mattina tra le quattro mura dello spogliatoio di Castelvolturno è stato chiarito anche l’episodio del rigore. Forse non ce n’era bisogno. Pandev aveva già perdonato Cavani, tanto che dal suo piede era partito anche l’assist per il terzo gol. Ma a Mazzarri premeva fare chiarezza, ristabilire certi principi, imporre la sua autorevolezza. Neanche a lui era piaciuta quella scena sotto gli occhi dei quarantamila del San Paolo. E Pandev meritava l’intervento deciso ed autoritario del tecnico. L’intervento c’è stato, Cavani ha spiegato i motivi del suo gesto (toccare quota cento gol e scacciare l’incubo dei rigori), Pandev ha ascoltato ed annuito. Un minuto dopo, amici più di prima. Il gruppo si fortifica anche così, chiarendo lontano da occhi ed orecchie indiscrete, ripristinando il rispetto delle regole e se è il caso, alzando anche la voce. In questo Mazzarri ha dimostrato ancora una volta di avere pochi eguali in Italia e non solo. Come riesce a gestire il gruppo lui, può essere di esempio per tanti colleghi. Diritti e doveri, rispetto del regolamento interno, partecipazione alla vita collegiale. E chi sgarra, paga. Ecco perché il tecnico del Napoli non ama primedonne, vuole parlare con i calciatori prima che firmino il nuovo contratto, intende accentrare a se tutti i poteri decisionali.
UN SIGNORE – Con Pandev, poi. Quello più disponibile con i compagni e colui che pur avendo vinto tanto in carriera si pone sempre con grande umiltà nello spogliatoio. Non a caso, Pandev ha stretto un forte legame con gli allenatori che con lui sono stati chiari e leali: Delio Rossi e Mourinho. Ed ora anche Mazzarri che lo ha rigenerato e riportato ai fasti di un tempo, fino a farlo diventare un protagonista in campo ed a rispettarlo come si conviene ad un top player. «Nella mia carriera non avevo mai allenato un calciatore così talentuoso» , confessò il tecnico toscano mesi fa. E Pandev, una volta risolto i problemi alla caviglia e ritrovata la necessaria condizione atletica, ha trascinato il Napoli in alto nel momento cruciale della stagione. Decisivo quasi quanto Cavani, il macedone, salutato con una standing ovation quando ha lasciato il campo per far posto ad Insigne. Determinante con le sue magie sulla trequarti. E sempre pronto a mettersi al servizio dei compagni. Di lui era rimasto colpito anche De Laurentiis all’epoca della trattativa con Moratti per il riscatto definitivo (7.5 milioni di euro) nell’estate 2012: «Pandev si è comportato da gran signore – rivelò il presidente – Ha accettato di guadagnare meno rispetto a quanto percepiva all’Inter pur di venire da noi. Gli auguro di restare tutto il tempo del contratto nel Napoli e magari di chiudervi anche la carriera». Stimato all’eccesso nello spogliatoio. Il macedone è spesso prodigo di consigli per i più giovani, un amico vero per i meno giovani, una persona rispettosa con tutti gli uomini dello staff.
LA MATURITA’ – Pandev compirà trent’anni il 27 luglio. E’ quello che vanta più esperienza internazionale di tutti. Ha vinto una Champions League con l’Inter, un mondiale per club. Vanta 71 presenze nella nazionale macedone di cui è anche il capitano. Fu sempre lui a spingere la Lazio in Champions nel 2007 dove realizzò 5 gol di cui tre al Real Madrid (2 all’Olimpico ed 1 al Bernabeu) sollevando l’interesse concreto del Bayern Monaco e del Liverpool. I tedeschi, spinti da Breitner, capo degli osservatori, arrivarono ad offrire fino a trenta milioni di euro pur di acquistarlo. Ma Lotito declinò una richiesta dietro l’altra, fino ad arrivare a rottura sul prolungamento del contratto e ad un braccio di ferro finito davanti al collegio arbitrale. E’ stato lì che Pandev, scivolando fuori rosa, ha frenato la sua ascesa.
LA CHIAMATA – Mazzarri lo conosceva dai tempi della Reggina. Era rimasto colpito dalla sua tecnica quando trascinò la Lazio ad una vittoria sul campo di Reggio Calabria che stava per compromettere la rincorsa verso la salvezza nell’anno dell’handicap (3 a 2 dei biancocelesti con rete del macedone, all’epoca compagno di spogliatoio di Behrami). E quando venne a sapere che l’Inter stava per cederlo in prestito al Genoa, Mazzarri si fece avanti, prospettandolo a De Laurentiis. «Avevo bisogno di una piazza come Napoli, calorosa ed ambiziosa, per tornare quello di prima» , disse Pandev due anni fa. Ed oggi è più convinto di allora: «Possiamo fare grandi cose se continueremo su questa strada». Basterebbero un altro paio di elementi come lui: capaci, navigati ed umili. Accanto a giovani di valore.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.