Bruttino, opaco, legnoso nella parte iniziale della partita. Poi Goran Pandev ha tirato fuori la grinta e nella serata della sua gara numero 300 in serie A trova la quarta rete stagionale. Per intenderci, il macedone non segnava da quasi due mesi (dal 4-0 al Livorno, il 6 ottobre scorso).
La Lazio è un muro di cartongesso e gli azzurri lo scheggiano con Pandev, colui che in fondo ne aveva più bisogno. Forse, più dello stesso Higuain. Segna, Goran, dopo 60 minuti di grossa confusione. Il pallone e Pandev parevano di nuovo due mondi estranei, finché non è arrivato il cross con cui Goran è andato incontro alla palla come a una svolta. E non ha sbagliato. «Sono molto soddisfatto per questa vittoria, questo per me è uno stadio speciale dove ho vissuto degli anni molto particolare. Noi dovevamo vincere, dovevamo reagire dopo la sconfitta in Germania e il ko con il Parma. Nella testa abbiamo il campionato, ma nel cuore pensiamo già alla partita con l’Arsenal: noi vogliamo vincere, ma sarebbe una grandissima beffa non riuscire a passare il turno con 12 punti».
Ecco, il sale sulla ferita. Ma parlare di Champions è prematuro. Prima c’è il campionato, la (rin)corsa alla Juventus. «Non pensiamo alla classifica, pensiamo a far bene a ogni gara. Siamo stati bravi, non era facile, sapevamo che anche loro stavano attraversando un momento complicato. Ma siamo scesi in campo motivati e con la voglia di far bene. Siamo davvero tutti contenti». Già. Non è un caso se dopo il gol le telecamere lo abbiamo ripreso mentre pronunciava un chiaro insulto. «Non ce l’avevo con il pubblico laziale ma con il presidente Lotito. Dopo 5 anni e mezzo fantastici, ho vissuto l’ultimo periodo come un incubo». Dall’esultanza alla reazione dai soliti idioti che lo hanno sommerso di fischi e di ululati. Eppure non era la prima volta che Pandev faceva gol alla Lazio, qui all’Olimpico: aveva segnato già altri due fatto 2 gol. Per la precisione, quando era all’Inter in un 3-1 e nell’aprile di due anni fa con il Napoli. Ieri però evidentemente la rete – quella del successo – aveva un sapore speciale.
Tra Lotito e Pandev è uno screzio lungo sei anni. Al presidente della Lazio nel 2008, dopo una serie di stagioni eccellenti il macedone chiese un aumento dello stipendio. Partì il braccio di ferro. «Non se ne parla», disse Lotito. «Allora me ne vado», ribattè il giocatore. Ma Lotito, secco, non si lasciò intimorire: «Non se ne parla». Finì davanti al collegio arbitrale della Lega Calcio: Pandev vinse, si liberò e si fece pure pagare dalla società i 160mila euro di spese processuali. Quindi, ormai padrone del proprio destino, tornò all’Inter. «Non è acqua passata, ho vissuto un incubo in quei mesi. Nella Lazio sono cresciuto ma quei mesi restano una ferita aperta nel mio cuore».
Intanto si parla del suo futuro e del mercato, con le voce secondo le quali Mazzarri vorrebbe Pandev all’Inter. «Di mercato non so niente – la replica – Io ho un altro anno qui e sto benissimo qui, mi trovo bene a Napoli e non penso a nulla. Non mi va di cambiare. Se devo cambiare vado all’estero, ma vorrei restare a Napoli, spero sia la mia ultima squadra. Rinnovo? Sono concentrato sulle partite».
Fonte: Il Mattino
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