Bussa alla porta di Mazzarri e chiede permesso e spazio, Goran Pandev. Certo, lui è il primo a sapere che gli mancano ancora resistenza e velocità per reggere il tempo d’una partita intera e forse anche di mezza partita, ma intanto quel che ha recuperato – e per intero – è la voglia di tornare in campo. Quei pochi minuti rimediati nel finale contro il Bayern al posto di Dzemaili gli hanno restituito sorriso e convinzione. E non lo nasconde, dopo quattro settimane fatte di terapie (per quella noia muscolare che lo colpì proprio contro l’Inter) e di allenamenti solitari per ritrovare vecchie taglie. «Sì, il risultato di Monaco ancora non l’ho digerito, ma ho ritrovato finalmente il campo. Mi mancava» , confessa con la trasparenza e l’entusiasmo d’un ragazzo a Radio Marte, che è la voce ufficiale degli azzurri.
FUTURO – Ed è ottimista, il macedone arrivato all’ultimo momento in prestito dall’Inter. Ora guarda lontano. Pensa con fiducia a ciò che il Napoli può fare e anche a quel che può fare lui per questa squadra. Cominciando da un sentimento che è un misto di riconoscenza e voglia di rivalsa. «Napoli non mi conosce ancora. Di me non ha visto ancora nulla, ma per colpa mia. Sono io in debito con la squadra e la città. Ma mi rifarò. I tifosi saranno orgogliosi anche di me» , butta là tutto d’un fiato.
La verità è che in un paio di mesi Napoli e il Napoli l’hanno conquistato. «Altro che Milano. Lì ormai non ci stavo bene. Questa è una vera città del calcio. E’ qui che ogni successo vale doppio» . Già, ma il Napoli a quale successo può puntare? «Non lo so. Non lo so – ripete Pandev – ma ho la sensazione che quest’anno qualcosa vinceremo» . Ed eccoli i sentieri che portano al successo. «La Champions? La sconfitta di Monaco non ha compromesso proprio niente. Il passaggio del turno ce lo giocheremo in casa con il City e se è vero che gli inglesi hanno più esperienza, è vero anche con il nostro pubblico alle spalle nulla ci sarà impossibile» . Poi svela un piccolo segreto: un quasi appuntamento concordato con Mourinho. «Quando seppe del mio passaggio al Napoli – dice – mi telefonò. Mi disse che la mia scelta era stata quella giusta e anche che gli sarebbe piaciuto un Napoli-Real Madrid negli ottavi della coppa. Non sarebbe bello?»
LA SFIDA – Bello? Bellissimo. Anche perché è da un quarto di secolo, più meno, che il Napoli ha un conto aperto col Real. E poi? «Poi c’è la Coppa Italia. Non sarebbe bello portare a casa quel trofeo» . Altroché. E poi? E poi il terzo sentiero si chiama campionato. Che è anche l’appuntamento più immediato e più sentito, visto che domani sera c’è la Juve a Fuorigrotta. E per un Pandev che di cose da raccontare ne ha parecchie, eccone subito un paio legate alla sua esperienza e ai suoi incontri ravvicinati con i bianconeri. «Due ricordi. Il primo è di qualche stagione fa. Campionato 2004-2005. Proprio a Torino, proprio contro la Juve, con la maglia della Lazio segnai quello che reputo il più bel gol della mia storia qui in Italia» . Un pallone rubato d’anticipo a Fabio Cannavaro e poi una mitragliata di finte e dribbling in area di rigore sino ad un diagonale forte, preciso, vincente. «Che cosa darei per farne uno uguale qui, domani sera» , aggiunge scalpitante ed eccitato Goran Pandev.
L’altro, invece, più che un ricordo e un retroscena di mercato. Del mercato di gennaio del 2010. «Fu quando lasciai la Lazio. Avevo due scelte: l’Inter o la Juve. Ma non ebbi esitazioni: scelsi l’Inter. Perché? Ma che domanda: perché c’era Mourinho» .
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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