Non c’è più festa, non c’è più Pandev, non c’è neppure l’ombra di Vargas. L’ex tenore aggiunto vive un momento particolare. È stato a lungo il salvagente dell’attacco azzurro, ora è costretto a recitare una parte che per caratteristiche fisiche non ha mai ricoperto, quello di prima punta. Non ne ha il fisico, non ha le movenze. Il mago, come lo chiamavano i tifosi della Lazio ai tempi in cui incantava con Delio Rossi in panchina, contro il Chievo e l’Atalanta non disputato grandi partite e come tutti i giocatori di talento quando ha la luna che non è giusta non riesce mai a fare la differenza.
Eppure il macedone negli ultimi mesi ha più volte illuminato il gioco azzurro, mettendo nei guai le retroguardie avversarie con i suoi tocchi incantevoli e la sua visione di gioco. Ecco, Pandev non è una punta centrale. Ma questo non è un equivoco di Mazzarri. Perché Mazzarri per primo lo sa. Sa che per ottenere il massimo dall’ex interista occorre dargli campo. E affiancargli un altro attaccante. Pandev deve tantissimo a Mazzarri: il tecnico di San Vincenzo lo ha rinvigorito nel senso di appartenenza, nella condizione atletica e anche nella personalità. Solo che lui è tornato alle sue vecchia «cattive» abitudini, le stesse che costrinsero Mourinho a non considerarlo un vero intoccabili: non è continuo. Come molto attaccanti pieni zeppi di talento, non brilla per la costanza di rendimento. Ha brillato a Pechino (seconda punta al fianco di Cavani) dopo aver trascinato il Napoli nel corso della pre-season quando la squadra aveva ancora il cartello «lavori in corso», poi da un mese a questa parte il calo.
Nelle ultime gare Pandev non appare perfetto, non è essenziale e, soprattutto, manifesta una pericolosa involuzione offensivo. Inutile sottolineare che lui in campo mette il cuore e la generosità: a 29 anni non dice mai di no, non dice mai che «non se la sente». E Mazzarri adora quelli come il macedone.
Pandev sopperisce alla carenza di un vice-Cavani. Quello sulla carta si è eclissato. Sparito e quasi quasi persino dannoso quando fa la sua apparizione in campo. Eduardo Vargas è un eterno condensato di aspettative. Ma la riscossa non arriva. Le sue prestazioni sono un continuo, imbarazzante deja-vù. Per una reale inversione di rotta serve pazienza. Molta pazienza. E la sensazione è che Mazzarri non ne abbia più. E per il cileno arrivato a Napoli lo scorso gennaio con l’etichetta di Turboman si spalancano le porte dell’addio.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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