Toh, chi si rivede. Viso e stempiatura conosciuti, ma anche modo di trattare la palla e, perché no, di fare la differenza in alcuni frangenti. Paese che vai usanze che trovi, naturalmente, ma anche calciatori che ritrovi. Rafa Benitez nel 2010 arriva in Italia, all’Inter, e chi vi trova? Poi, dopo due anni e mezzo, è l’acclamato protagonista del “ritorno” (che è pure un po’ “la rivalsa”) e chi ritrova? Ma certo, Goran Pandev. Percorso simile dal nerazzurro all’azzurro, ma con tempi e motivazioni diversi. Ed un Chelsea con annessa Euroleague conquistata per il tecnico spagnolo, ad intervallare le due esperienze.
BILANCI PROVVISORI – Allora, se proprio volessimo mettere a raffronto le parentesi dei due nelle squadre in questione, risulta logico che, mentre quella di Benitez all’Inter è da definirsi in chiaroscuro (ha pur sempre vinto due trofei in sei mesi però) e quindi non da catalogare come flop; quella di Goran è stata più redditizia nel pre-Rafa, quando cioè sulla panca lombarda c’era lo Special One. D’altronde fra i due era ed è ancora idillio, soprattutto dopo un Triplete consegnato allo storia.
Quella storia che il tecnico madrileno deve ancora scrivere a Napoli, ma che invece il macedone in ventuno mesi d’azzurro ha potuto incidere nelle pagine più recenti del club. Fra alti e bassi, infortuni e pause, squalifiche e tormenti tattici. Però, a vederla bene, con bilancio tutto sommato positivo, giacché quello fra lui e la piazza non è stato il classico colpo di fulmine, ma un piccolo significativo crescendo. Ora, soprattutto alla luce dell’ultima tranche di stagione, Kung Fu ha allargato di molto i consensi. Soprattutto per quei quattro gol ed altrettanti assist in due mesi, a partire da Napoli-Atalanta. E allora, senza dirlo fra i denti, se gli azzurri si ritrovano in Champions, evitando le buche più dure (i preliminari), lo si deve anche a lui. Grazie anche a Goran piede di velluto.
Quella storia che il tecnico madrileno deve ancora scrivere a Napoli, ma che invece il macedone in ventuno mesi d’azzurro ha potuto incidere nelle pagine più recenti del club. Fra alti e bassi, infortuni e pause, squalifiche e tormenti tattici. Però, a vederla bene, con bilancio tutto sommato positivo, giacché quello fra lui e la piazza non è stato il classico colpo di fulmine, ma un piccolo significativo crescendo. Ora, soprattutto alla luce dell’ultima tranche di stagione, Kung Fu ha allargato di molto i consensi. Soprattutto per quei quattro gol ed altrettanti assist in due mesi, a partire da Napoli-Atalanta. E allora, senza dirlo fra i denti, se gli azzurri si ritrovano in Champions, evitando le buche più dure (i preliminari), lo si deve anche a lui. Grazie anche a Goran piede di velluto.
IL RAPPORTO – Ci sarà di sicuro, un rapporto. Poiché, se quello con Dossena c’è stato e probabilmente non si rinnoverà, al contrario quello con il delizioso mancino non dovrebbe interrompersi. Non a caso l’ex tecnico di Valencia e Liverpool s’è informato nel recente summit con la dirigenza partenopea (e anche di sua sponde) sulle condizioni psico-fisiche di alcuni effettivi azzurri. A partire proprio da Pandev, poiché anche in quell’Inter si verificarono diversi infortuni. Ed avrà ricevuto sufficienti (e più) garanzie su di un calciatore in effetti ben acclimatatosi e ormai parecchio attaccato al colore (azzurro), come da sue reiterate dichiarazioni, anche se nell’arco della sua esperienza vittima di alcuni inopinati stop. E perciò stavolta le cose fra i due potrebbero quadrare meglio.
I PRECEDENTI – Tenuto conto che il macedone era approdato in nerazzurro solo cinque mesi prima dello spagnolo, va rilevato che i due sono stati sotto gli stessi colori per meno di sei mesi (Benitez è andato via nel dicembre 2010 e Pandev agosto 2011). Ed è stato schierato dal tecnico in maniera discontinua, a spizzichi e mozzichi, per 11 volte in campionato (un gol alla Lazio) e poi 5 volte in Champions (zero gol), due volte in Supercoppa (gol alla Roma in quella nazionale vinta, l’altra era contro l’Atletico Madrid) e poi due piene, quelle del Mondiale per Club con gol pesante nella finale ai campioni d’Africa congolesi del Mazembe. Insomma un rapporto non idilliaco ma nemmeno noncurante, un po’ una cosa di mezzo. Mou e Mazzarri hanno creduto in Kung Fu: ci (ri)crederà stavolta anche Rafa?
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.
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