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Pandev, asso per la Champions

Il macedone dopo il gol, è più determinato che mai e vuole confermarsi contro il Torino

Tenerselo ben stretto, ora più che mai. Mazzarri lo sta facendo, perché sa che è quasi arrivato il momento di passare alle conclusioni. Quelle del conto cioè, nel senso che se ci ritroviamo seduti al ristorante, allora poco ci manca. E’ il momento del caffè da sorseggiare, poi l’ammazzacaffè, e infine il famoso fogliettino infilato nella brochure. Una durata variabile quella dell’attesa, da un massimo di 54 giorni a un minimo da definire. E sì, poiché c’è un punto nevralgico il 14 aprile (Milan-Napoli) e diverse variabili pronte a scatenarsi, e ballare nelle prossime nove giornate ai ritmi più strani. Tenerselo ben stretto, ma non nel senso che possa d’improvviso volatilizzarsi, ma con lo scopo di motivarlo, caricarlo. Un po’ sulla corda e un altro po’ sul palmo di mano. 

IL SORRISO – Approfittane Walter! Poiché su Goran Pandev è tornato un po’ di sereno, è tornato quel sorriso a pieni denti che il macedone sfoggia quando sa di aver ritrovato la parte migliore (calcisticamente) di se stesso. Via perciò quelle espressioni accigliate, perduranti, e che non promettevano niente di buono. S’è finalmente sbloccato dopo cinque mesi e più, con l’Atalanta, sorridendo ed agitando gli indici al vento. Più che non ci credo (o non è vero) ci piace pensare che fosse anche: «non mi ero dileguato, ero solo in fase di carica». Non trovava la porta dal 7 ottobre (gol all’Udinese) ma, a parte questo, riusciva a trovare solo a sprazzi se stesso. Ecco spiegato il sorriso, durante l’esultanza e alla sostituzione, qualche minuto prima del fischio finale. Il pubblico ha applaudito a lungo poiché, nonostante tutto, non ha mai smesso di credere in lui. 

MARZO  E’ un mese che dice bene, almeno in ottica europea, a colui che è stato un pupillo di Mourinho. Non l’ultimo arrivato. Il 15 marzo del 2011, il Bayern fu eliminato dalla Champions (disputata due volte con l’Inter) da uno di quei suoi sinistri velenosi, all’88’ su passaggio di Eto’o. La terza rete, quella decisiva. Solo per questo il tecnico interista gli avrebbe fatto una statua. E ci potrebbe ancora essere tempo, perché marzo non è finito e sabato si proverà a matare il Toro nel suo rifugio. Goran di certo medita quell’uno-due che potrebbe definitivamente risollevargli il morale in vista del rush finale. Prima del big match contro i rossoneri di Allegri, ci sarà la gara al San Paolo contro il Genoa. 

UOMO-CHAMPIONS – E allora, c’era una volta quel Pandev che faceva mirabilie con i biancazzurri di Roma e che poi con gli stessi (ma a causa di pochi) dovette mettersi in un cantuccio, vivendo un’esperienza traumatica che in qualche modo lo segnò. Emarginato per motivi contrattuali. Proprio in quello scorcio di carriera, riuscì ad andare in Champions nel 2007/08 (ma anche due volte in Europa League), rivelandosi bestia nera di quel Real Madrid a cui fece tre gol nei due heats del girone. Un traguardo pressoché unico anche se non portò al passaggio agli ottavi. Quella fu la migliore annata del macedone, capace di segnare per ben 19 volte, di cui 14 in campionato e 5 in Europa. Come Cavani nell’ultima Champions, ma con una presenza in meno. Cinque a cinque. Per lui di nuovo sette presenze, ma stavolta nessun sigillo. In campo per un totale di soli 75 minuti, un po’ anche per una caviglia in disordine. Ecco perché l’uomo-Champions di Lazio e Inter, freme per una nuova occasione con il Napoli. Ma passando per la porta principale. 

Fonte: Corriere dello Sport

La Redazione

A.S.

 

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