Come una cantilena, che nella notte non può diventare ninna nanna. Come un tormento, che ti toglie il sonno e ti trascina in giro per il Park Hyatt. Come uno zombie, a cercar di capire cosa sia mai successo e perché sia mai successo e poi perché proprio a lui, l’uomo del cucchiaio, quel geniaccio più gelido di un inceberg che, arrivato dinnanzi a Buffon e con un uomo alle spalle – che importa chi fosse -, sceglie la strada più pericolosa e però più geniale. Come Pandev, insomma, che alle due di notte, mentre in Italia ancora non si procede a lasciarsi accogliere dalle braccia di Morfeo, vaga nei suoi pensieri, ripetendo a se stesso ed ai compagni di squadra ciò che ha appena finito di dire altre cinque, dieci, cento volte: «Sono allibito, perché io ho semplicemente detto: no, non è fuorigioco» . E invece, lui in quel momento stava finendo fuori dalla partita, trascinandosi il Napoli, di lì a poco sgretolato: fuori pure Zuniga e per gradire poi Mazzarri. Nove uomini in campo e l’allenatore spedito in tribuna, più o meno dalle parti di Conte, e però adesso con un altro umore, praticamente simile a quello di Pandev.
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