Alberto Paloschi infrange una maledizione lunga sette mesi esatti. Un exploit che serve a poco e dura 45’. Lì finisce il Chievo. Rammollito al momento del dunque, è ora di inchinarsi ai partenopei dopo una sfilza di stagioni in cui era andata alla grande. Un lungo digiuno e se non altro i due gol lo rimettono in carreggiata come si deve. Rimangono i quattro dei partenopei che pesano: «Peccato perché siamo rimasti in partita per almeno un’ora – dice Paloschi – ma il Napoli è una grande. Una mazzata il loro 3-2, a quel punto per noi non c’è stato verso. Aver reagito così ai loro primi due gol è già qualcosa: facciamo tesoro di una partita in cui abbiamo dato il massimo. Nulla da recriminare. Ma lavoriamo per migliorare, sotto alcuni aspetti rimane qualcosa da rivedere». Fermo al palo, verrebbe da dire analizzando la fase in cui gli uomini di Sannino avevano più nerbo, anche se l’episodio dell’urlo strozzato in gola arriva in mezzo alle due marcature illusorie. Primo tempo esaltante in assoluto: da quel 27 gennaio (gol decisivo in casa della Lazio), Paloschi non andava in gol: ««Potevano essere tre, ma sono contento di essermi sbloccato: sul primo è stato molto bravo Hetemaj a calibrare un pallone al volo nell’area piccola, il secondo me lo sono costruito da solo». Stasera le convocazioni di Prandelli per gli impegni della Nazionale, un pensierino? «Non ancora».
Fonte: Il Corriere dello Sport
La Redazione
M.V.
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