Entro oggi Giovanni Maddaloni deve staccare un assegno di duemila euro per tacitare Eni Gas altrimenti partirà l’ingiunzione legale. Solo una prima tranche di un debito complessivo di 21.900 euro di arretrati dei quali la metà consumo effettivo, l’altra oneri e tasse. Se ciò non accadrà Eni Gas staccherà l’interruttore alla Star Judo di Scampia costringendo la palestra alla chiusura. I combattimenti sul tatami hanno fatto conquistare al maestro di Scampia la gloria internazionale, quelli contro la burocrazia e il disinteresse politico rischiano di condannare non una palestra ma un centro di aggregazione che toglie linfa vitale alla camorra. «Io – dice Maddaloni – non combatto la camorra. Per quello ci sono le forze dell’ordine ed i magistrati. Io cerco di insegnare che in un territorio come questo esiste una via differente». Guardare la palestra di Maddaloni è come osservare un caleidoscopio, un colore diverso a seconda del lato dal quale si guarda e ieri Maddaloni li ha voluti tutti accanto a sé i compagni di vita. I ragazzi del judo dai quali nascono campioni, oppure chi partecipa al progetto «palestra in famiglia» grazie al quale i genitori possono gratuitamente usufruire delle attrezzature della Star judo club. Oppure gli operatori dell’ospedale Pascale con il quale l’enclave di Scampia diventa un ambulatorio di prevenzione oncologica. E ancora rappresentanti dei carceri minorili di Nisida, Airola, del tribunale dei minori perché la Star Judo permette ai ragazzi che sono in attesa di conoscere il proprio destino giudiziario di lavorare per la palestra. «Ad alcuni di loro – continua – in cambio di piccoli lavoretti, pago di tasca mia un piccolissimo stipendio per far capire loro che guadagnare i soldi è molto più soddisfacente che cercarli altrove». Maddaloni E ancora le scuole del circondario dove il judo viene insegnato gratuitamente ai bambini oppure i ragazzi dell’istituto per non vedenti Martusciello che diventeranno judoka paralimpici come Giovanni Guzzo. «Sono centinaia le persone che gravitano attorno a questa palestra – continua Maddaloni – che è più di una palestra. Le istituzioni abbandonano chi opera nel sociale. La mia non è una minaccia, ma una considerazione. A Napoli lo sport potrebbe fare tantissimo e penso ai progetti della cittadella che dovrebbe sorgere sull’area della caserma Boscariello. Soldi stanziati ma è tutto fermo perché la politica non fa il suo dovere». Maddaloni paga anche la crisi. Un imprenditore lo aveva affiancato nel pagamento delle utenze. Ora si è tirato indietro. «Servono 67mila euro l’anno per tenere in vita questo centro. Io sono disponibile per far diventare la palestra e me stesso un testimonial». Tutti stretti attorno a Giovanni Maddaloni ieri: da Adriana Musella, presidente del Coordinamento nazionale antimafia Gerbera gialla, all’ex procuratore capo Giandomenico Lepore; dal presidente della Municipalità Angelo Pisani ai rappresentanti di Polizia e Carabinieri del territorio. Vicinanza è stata espressa anche dall’assessore allo sport del Comune Pina Tommasielli che, nell’ambito dei fondi delle politiche sociali, sta cercando di sbloccare delle risorse da destinare a soggetti e associazioni che svolgono una funzione sociale nell’ambito di iniziative sportive. Nella serata di ieri, poi, l’annuncio: il debito da duemila euro lo pagherà Roberto Fogliame, dell’associazione The Best Naples, che già sostenne le spese del rientro in patria di una turista inglese vittima di uno scippo e di un pestaggio. La decisione in una nota del commissario regionale dei Verdi Ecologisti Francesco Emilio Borrelli e del capogruppo al Comune del Sole che Ride Carmine Attanasio. Lunedì la consegna della somma alla presenza di Angelo Pisani.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
P.S.
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