Le richieste di Palazzi entrano nel processo evolutivo della giustizia sportiva, lasciando Napoli e il Napoli col fiato sospeso. Chiesto un punto di penalizzazione per il club, più centomila euro di multa: responsabilità oggettiva per illecito e due omesse denunce (45mila ciascuna, più 10mila per il divieto di scommettere dell’allora tesserato, Matteo Gianello). Nove mesi di squalifica, invece, per Paolo Cannavaro e Gianluca Grava, che presi così, nel bel mezzo di un campionato a sgomitare con Juve e Inter hanno il sapore di una mazzata. Fallito il patteggiamento per Matteo Gianello, proposto e avallato dal procuratore Palazzi. Ma per la Disciplinare guidata da Sergio Artico, con Franchini vice vicario e Tobia, Giraldi e Perugini a comporre una squadra affiatata, non c’era, nelle confessioni alla Procura di Napoli, quella «collaborazione fattiva» che invece deve essere prerogativa per ottenere (nel caso dell’ex portiere partenopeo) un anno e quattro mesi.
COLPO DI SCENA – Un colpo di scena che ha costretto gli avvocati tutti a rivedere rotte e strategie di gara in corsa, un po’ come si fa in Formula Uno quando arriva improvvisa la pioggia. Colpo di scena a tal punto che lo stesso presidente della Disciplinare, Artico, nel leggere il dispositivo, comincia e sembra accogliere le richieste per Gianello. Non è così. Sembra farsi largo l’ipotesi di un nuovo patteggiamento, a due anni e spicci (ovvero: 3 anni e 3 mesi meno un terzo, come previsto dall’art. 23), poi l’avvocato Chiacchio, dopo mille tormenti con il collega Cozzone, sceglie di seguire la strada del Napoli. Avanti fino al Tnas, se servirà. Per ora bisogna aspettare giovedì o venerdì al massimo per sapere.
UN PUNTO CHE PESA – I partenopei in mattinata avrebbero provato il colpo: un patteggiamento del patteggiamento, ovvero una multa, anche salata (e parecchio parecchio) invece del punto previsto in caso di accordo. Non se n’è fatto nulla, forse ricordando Conte. Palazzi parte da Samp-Napoli del 16 maggio 2010 e argomenta che i partenopei meriterebbero un punto più centomila. Perché, d’altro canto, la verità parla di una proposta fatta da un Gianello che aveva collaborato, che era ai margini della prima squadra, che non aveva un ruolo centrale in quel periodo partenopeo. Perché, è innegabile, Cannavaro e Grava rifiutarono sdegnati, subito, senza se e senza ma. Ecco che il processo di trasformazione della giustizia subisce un nuovo colpo evolutivo nella direzione di una responsabilità oggettiva (piatto indigesto per i club) sempre più impalpabile e comunque da valutare caso per caso.
SOFFERENZA – Nove mesi, un parto per Cannavaro e Grava. L’avvocato Malagnini, che difende Paolo il capitano, s’accalora: «O mente Gianello, o mente il poliziotto. E poi qui c’è un assente: che fine ha fatto Quagliarella, è forse scomparso nella nebbia di Torino?». La sua collega, Luisa Delle Donne, che cura Grava, graffia: «Troppe versioni nelle parole di Gianello: nega, avanza la proposta a 4/5 compagni, poi individua solo Cannavaro e Grava». Abbassare la soglia dei nove mesi fino al proscioglimento: la missione.
LE ALTRE RICHIESTE – Giusti 3 anni e 9 mesi, Zamboni uno più sette mesi. C’è anche Crotone-Portogruaro, ci sono Agostinelli e Dei (Furlan è finito nei patteggiamenti accolti, come Cossato, Passoni, Parlato, Albinoleffe e Avesa). Un punto per il Crotone (difeso da Chiacchio, Cozzone e Rosita Gervasio), due per il Portogruaro (c’era il legale Annalisa Roseti), tre anni per Agostinelli (che ha parlato col cuore in mano prima del suo avvocato Marsico), tre per Dei (difeso dall’avvocato Monica Fiorillo). Ora bisogna solo snocciolare le ore che mancano alla sentenza.
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
A.S.