Il rinnovamento all’insegna della continuità, l’uno; la mission per rendere il Coni l’impresa dello sport, l’altro. L’election day olimpico è arrivato: dopo 13 anni di presidenza di Gianni Petrucci (più longevo di lui solo Giulio Onesti) oggi si sceglie l’erede con uno sprint finale tra Raffaele Pagnozzi e Giovanni Malagò. Il primo, segretario generale da vent’anni, rappresenta la garanzia, gioca in casa, ha legato il suo nome allo sport olimpico da due decenni: alla vigilia è dato per favorito. Malagò, presidente dell’Aniene di Roma, da imprenditore di successo (ma al Coni non gioca poi così in trasferta visto che è in Giunta dal 2009), vuole trasferire la sua esperienza manageriale nella gestione dello sport. Con un obiettivo dichiarato: voltare pagina.
A decidere saranno i 76 grandi elettori, per vincere è necessaria la maggioranza più uno: dunque un quorum di 39 preferenze che entrambi i candidati sono sicuri di avere. «Sono certo di farcela» ha sempre ripetuto Malagò. «Giovanni si rassegni, vinco io» la replica di Pagnozzi, dato dai “sondaggi” piuttosto avanti. Ma solo le urne potranno dare una risposta. Il segretario generale conta sul sostegno roccioso del presidente uscente e delle grandi federazioni (calcio, tennis, nuoto, ciclismo) e dalla sua ha atleti come Jury Chechi e Fiona May. Malagò ha raccolto i consensi di chi vuole il cambiamento e il sostegno “politico” di Gianni Letta. Tra gli atleti Alessandra Sensini e Josefa Idem, già eletta in consiglio nazionale, ma anche candidata alle politiche. Intanto a poche ore dal voto la squadra di Malagò perde un pezzo: ha infatti ritirato la candidatura in Giunta (quota dirigenti) Cesare Croce, ex numero uno degli sport equestri e che si era schierato col presidente dell’Aniene. Qualche dissenso e la decisione di tirarsi fuori, così in corsa per i sette posti (di cui al massimo cinque per i presidenti federali) restano Fabio Pigozzi e Chechi (pro Pagnozzi) e Sergio Anesi, papà di Matteo olimpionico a Torino 2006, a favore di Malagò, che conta anche sul benestare anche di Mario Pescante, membro Cio.
A contare gli endorsement fatti dagli aventi diritto al voto nel corso degli ultimi mesi i numeri sono a favore di Pagnozzi (c’è chi dice che potrebbe finire 50 a 26): la conta finale nell’ultima cena, quella che i due sfidanti hanno organizzato in due hotel della Capitale. Ma le cifre sono attendibili fino a un certo punto perchè già nel 2009 quando Petrucci fu sfidato da Chimenti (golf) fu tradito da diversi presidenti che parteciparono alla tavolata ma poi votarono l’avversario. A Petrucci però non fu difficile restare n.1 (finì 55 a 24 con una maggioranza schiacciante). Quanto ai programmi Malagò si è scagliato contro la Coni servizi, considera «un’ipocrisia» parlare di autonomia dello sport dal momento che il Coni viene foraggiato dallo stato e pur essendo un tifosissimo di calcio ha già detto che terrebbe fuori il pallone dalla giunta, qualora fosse eletto. Poi un passo falso quando ha indicato in Luca Pancalli l’uomo giusto alla segreteria del suo Coni: salvo incassare il rifiuto del presidente del comitato paralimpico, da sempre vicino a Pagnozzi e già indicato da quest’ultimo come segretario.
Nel programma di Pagnozzi la legge sugli stadi e l’obiettivo di tenere l’Italia nel G10 dello sport mondiale. Dopo una campagna elettorale in cui non sono mancati affondi da una parte e dall’altra, adesso la parola passa alle urne: a presiedere l’assemblea ci sarà Franco Carraro, i candidati parleranno 8’ ciascuno. Poi si vota e il Coni avrà il nuovo presidente.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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