La giostra non è solo partita, ma prende velocità. Ogni giorno ce n’è uno, quello successivo di più. Questo periodo di mercato è un autentico spasso. Tu dici A, io dico B, anzi C perché mi è simpatico, per di più mi piacerebbe se giocasse nella squadra che seguo, o quella della mia città, o quella per la quale tifo. Gli “specialisti” del mercato tra noi cronisti, ci sono, ah se ci sono, ma si contano sulle dita di una mano. Comunque la democrazia è sovrana: ogni lettore, ogni giornale o cronista ne ha uno preferito. Qualcuno prima o poi ci azzeccherà. Star dietro alla giostra però, almeno per quel che riguarda quella azzurra, non fa bene ai cuori innamorati: Cavani un’ora è del Chelsea, quella dopo resta a Napoli, quell’altra si cambia ancora e allora ancora dirotti passione e tifo su Torres del Chelsea, club al momento in cui scriviamo club favoritissimo nella corsa al Matador dopo l’offertona di 58milioni di Abramovich, oppure su Dzeko (City) «che piace molto a Benitez se non avrà Cavani…», e ancora Gomez (Bayern). Uno dopo l’altro, come la raccolta delle figurine. L’unica certezza, per quel che riguarda la gestione di arrivi e partenze, è Benitez (ci piace la napoletanizzazione del suo nome in “don Rafé”) – che è di certo sapiente uomo di campo. Per carità, non ha certo l’appeal della star o il fascino ammaliatore di Mourinho, ma sa l’affar suo e la squadra della stagione ventura nasce nel segno della sostanza, della praticità. La piazza è obbligata, vivaddio, a smetterla di sognare stelle filanti e tric-trac. Badiamo al sodo, sarebbe anche ora. Di illusioni ne abbiamo la pancia e gli occhi pieni: da anni, anzi lustri. Benitez com’è noto, punterà su una prima linea di difesa (a 4) tosta e, davanti ad essa, sui due mediani che azzanneranno le caviglie di chi, tra i rivali, proverà a fare il fenomeno per ispirare gol. Cosicché, pensa te, diventa importante la complicata conferma del ‘manovale’ Behrami, che quest’anno s’è rivelato il migliore d’Italia nel suo ruolo plebeo e prezioso, perfetta trasposizione sul campo di quello che è il progetto difensivo di don Rafé: gli attaccanti avversari – quelli eventualmente ‘sopravvissuti’ al digrignare di denti e tacchetti appunto di Behrami – dovrebbero aver poco altro da spendere per far danni . E così – si spera – essere più facile preda della succitata famosa linea difensiva. D’altra parte l’imprendibile Juve dittatrice del campionato di quest’anno non ha detto che è fondamentale il vecchio, italianissimo e immutabile classico che “vince chi non prende gol”? La Signora ne ha presi molti meno delle altre pretendenti al titolo. Difatti ha vinto, anzi ha stravinto. La speranza è allora che Napoli riesca a fare una cosa che storicamente le è difficile: sostenere e puntare su un suo “figlio” sempre più nobile, Insigne. Solo Antonio Juliano, nei tempi moderni, era riuscito a battere l’ancestrale diffidenza che il San Paolo ha, chissà perché, per i suoi ‘prodotti’. Insigne chiede non solo rispetto, ma anche sostegno della succitata piazza. Tutta l’Italia del calcio conta sul talento di Frattamaggiore, almeno stavolta siamo furbi: facciamolo anche noi.
Fonte: Il Roma
La Redazione
M.V.
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