Si parla, si litiga e si discute sul futuro del San Paolo, ma se non si risolvono prima le grane amministrative, legali, finanziarie e giuridiche, è impossibile qualsiasi ipotesi di convenzione, dismissione o concessione della vetusta struttura di Fuorigrotta. Per capire di cosa si sta parlando basta pensare che sullo stadio incombono 6 inchieste della Corte dei Conti e almeno un paio della magistratura ordinaria. Procediamo con ordine, a cominciare da ieri quando cioè il presidente Aurelio De Laurentiis denuncia in commissione consiliare che il suo debito verso il Comune è di 600mila euro più Iva, soldi che non versa perché se lo facesse non andrebbero nelle casse del Comune ma in quelle dei creditori. Nello specifico la società Condotte d’Acqua che ha chiesto il pignoramento per ben 3,8 milioni. Un sub-appalto per lavori fatti non solo al San Paolo, mai saldato. Forniture idriche tutte da chiarire, tanto che un anno fa il Comune decide di mettere un contatore dell’acqua esclusivamente per verificare i consumi quando si irrora il prato. Ma davvero il debito del patron è di 600mila euro? La transazione tra Comune e società è un nodo che nessuno riesce a sciogliere da almeno un anno. Ballano cifre e sospetti. Se dal Calcio Napoli denunciano 600mila euro dal Comune sostengono che il debito ben più elevato, si parla di una cifra di 4,4 milioni. Però, sostengono dalla Società, bisogna decurtare tutti i lavori che il Napoli ha anticipato e che sono stati necessario per avere l’agibilità del San Paolo. Insomma un pasticcio. Al punto che il dirigente addetto agli impianti sportivi del Comune non ha voluto firmare i conti presentati dalla Società. Con questi presupposti si può chiudere una nuova convenzione per l’utilizzo dello stadio tra Palazzo San Giacomo e Calcio Napoli? Assolutamente impossibile. Passiamo alla Corte dei Conti, ben sei le inchieste che pendono sulla gestione del San Paolo. Tutte scattate per l’uso improprio dell’impianto. Si ricorderà che di notte per un periodo è diventato il parco dell’amore, con addirittura una garconniere. Già al centro di numerose inchieste per la sua eccessiva permeabilità, con tanto di traffici illegali. Una inchiesta interna di Palazzo San Giacomo trasformatisi poi in inchiesta giudiziaria. Un dossier che ancora oggi è sui tavoli della Procura della Corte dei Conti e della Magistratura ordinaria, che dopo 15 mesi di indagini potrebbero stringere il cerchio intorno a chi ha così svilito il tempio del calcio partenopeo. Detto questo, la Procura ha acceso i riflettori sul San Paolo da mesi e mesi e l’ultima visita risale a luglio quando ha acquisito la documentazione relativa ai passati certificati di agibilità, con riferimento agli ultimi 7-10 anni. Una acquisizione di documenti specifica, figlia molto probabilmente delle stesse denunce partite da Palazzo San Giacomo. Gli investigatori hanno bussato anche alla porta della «Commissione provinciale di vigilanza per il pubblico spettacolo» di nomina della Prefettura e permanentemente riunita a Palazzo di governo, dove hanno chiesto anche qui la documentazione sulla stadio per lo stesso periodo. Si ricorderà che in estate nessuno voleva rilasciare il certificato di agibilità dello stadio per un motivo semplice, in passato nessuno lo aveva mai fatto.
Fonte: Il Mattino
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