La cosa più importante, dicono, è che abbia ritrovato il sorriso. Fino a sabato non era così: Insigne aveva lo sguardo perso, non era felice, si macerava. E non rendeva a due passi dalla porta, quando è il momento di essere lucidi e di fare gol. Poi ha parlato con Benitez, si è confrontato ed è cambiato tutto. «Gli ho detto che doveva stare calmo, quello che conta non è far gol ma far vincere la squadra. E lui stava facendo il suo dovere in pieno», spiegherà Rafa al termine della gara con il Verona. Già, ma ieri mattina a Castelvolturno tutti hanno notato un altro Insigne: lo hanno visto allegro, lo hanno riascoltato scherzare coi compagni. Come se si fosse liberato da un peso insostenibile. Con la leggerezza, riecco i gol. Uno al Bentegodi dopo 267 incredibili giorni di digiuno in maglia azzurra da quel 21 aprile al San Paolo in cui fece gol – e che gol – al Cagliari. «Era triste, normale, anche se non lo diceva apertamente: fa l’attaccante e se non segna non può essere contento. Se lo vedevo felice, mi sarei arrabbiato io…Festeggiare? Ma no, siamo stati insieme ieri sera ma non c’era niente da far festa. Ha fatto solo un gol. Però era contento, tanto contento», scherza Antonio Ottaiano, uno dei suoi fedelissimi manager.
Anche perché da quella domenica di aprile, qualche golletto pure lo ha fatto: la punizione killer contro l’Inghilterra agli Europei Under 21 in Israele, il pallonetto all’Argentina nell’amichevole in onore di Papa Francesco, i due gol in Champions contro il Borussia Dortmund. Insomma, non è che se ne sia stato con le mani in mano. Solo che il Magnifico è in ansia. Teme che la dieta sotto porta lo spinga lontano dal Brasile e da quel Mondiale che, giustamente, si sente in tasca. Rafone, in tal senso, ha riposto in lui una fiducia immensa: su 19 gare di campionato, per 15 volte gli ha dato la maglia da titolare. Sempre presente, con 1344 minuti in campo è tra gli stakanovisti del RafaNapoli.
Non facile neppure il gol al Verona: bello, dopo splendido assist di Maggio, con un tocco morbido sull’uscita del portiere. Sono timidi segnali di ripresa realizzativa, d’accordo, perché soprattutto nelle ultime partite Insigne ha sprecato parecchie opportunità. Come con la Sampdoria, per esempio, quando lo stesso Benitez ha dovuto prenderlo sotto il braccio all’uscita dal campo. Ma il peggio sembra passato. E l’ambiente napoletano ha sempre coccolato il talento frattese, tutti gli hanno sempre inviato messaggi di incoraggiamento. A cominciare dal presidente De Laurentiis che nei suoi confronti ha un affetto unico.
Quello di Insigne, peraltro, è il primo gol italiano di questo Napoli. Per troppo tempo la fabbrica del gol ha cambiato indirizzo: su 41 gol realizzati in questo d’andata quello di Lorenzo è il primo non straniero. Quella azzurra è una fantastica macchina da calcio, che gioca di squadra e in cui il collettivo esalta i singoli, e viceversa. Lo spettacolo è garantito. E adesso all’appuntamento manca solo Zapata, il bomber colombiano che da titolare ha giocato solo una volta col Genoa.
Ora Lorenzo va all’assalto di un altro tabù: non segna due gol consecutivi in serie A da un anno e mezzo. Segnò al Genoa a Marassi l’11 novembre del 2012 e si è ripetuto poi sette giorni dopo in casa con il Milan. «Mi ha detto: adesso non mi fermo proprio più. E poi era ancor più soddisfatto per aver fatto gol al Bentegodi dove aveva rimediato solo insulti. Anche quando aveva giocato con il Pescara», racconta Ottaiani. «È carico, rinfrancato. L’ho visto davvero con uno spirito diverso». La rivalità con Mertens neppure lo sfiora, anche perché i due spesso hanno giocato insieme. Al belga riesce tutto meglio, in questo periodo. Un bene per il Napoli: Lorenzo insegue il Mondiale in Brasile anche a suon di gol. Un modo per dire al ct Prandelli: «Sono qui». Un sogno magico, magari da conquistare attraverso lo scudetto del Napoli.
Fonte: Il Mattino.
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