«Fu il 3-1 che infliggemmo al Napoli di Maradona ad accendere la rivalità tra le tifoserie. Quella vittoria ci condusse allo scudetto. Da allora le sfide tra le due squadre sono sempre state molto sentite». Osvaldo Bagnoli, 79 anni, ha vinto nel 1985 lo storico scudetto con il Verona, del quale detiene il record di panchine. Dopo il secondo posto con l’Inter nel 1993 ha lasciato il calcio e vive a Verona.
Verona-Napoli è una di quelle partite che spesso vengono giocate anche fuori dal campo.
«Ne ricordo tante, anche le sconfitte al San Paolo ed altre al Bentegodi con qualche tensione tra le opposte fazioni. Le scorrettezze tra tifosi non mi sono mai piaciute».
Tra tifosi veronesi e napoletani non corre buon sangue: gli striscioni razzisti dei primi e le risposte ironiche dei secondi…
«A me interessa il calcio giocato. Talvolta le cose sono state anche ingigantite, però gli imbecilli esistono dovunque. Speriamo che questa volta certi aspetti non emergano proprio».
Al Bentegodi ci fu il debutto di Maradona in Italia: era il 16 settembre del 1984.
«Lo ricordo come se fosse oggi. C’era grande attesa per colui che era già considerato il numero uno al mondo. Non sapevo cosa potesse fare e come fermarlo. Mi venne l’idea di mettere Briegel su di lui e lo stesso calciatore mi rispose: “Nessun problema, l’ho già marcato”. Andò bene, Briegel lo fermò e segnò anche».
Il suo Verona affronta il Napoli da quinto in classifica…
«Sarà una bella partita. Il Napoli ha una squadra molto forte. l’Hellas però non ha paura di nessuno, ultimamente ha acquisito sicurezza nei propri mezzi, a Udine ha vinto dopo aver condotto la partita. Non è più una sorpresa, è una realtà della serie A e può anche battere gli azzurri. Il Napoli deve stare attento, pur avendo i mezzi per vincere al Bentegodi».
Gli scudetti di Verona e Napoli sono un evento irripetibile?
«Affatto. I record sono fatti per essere superati. Nessuno si aspettava un Verona campione d’Italia ai miei tempi: oggi, con competenza e con qualche investimento in più, si può ancora fare. Certo, il Napoli ha potenzialità maggiori, il Verona viene da anni di C».
È sorpreso dai 32 punti dell’attuale Hellas?
«Chi non lo è? Anche il più ottimista non pensava ad un exploit del genere. Non c’è però molta casualità quando la società è solida, lo spogliatoio è unito e c’è un allenatore bravo. Il Verona offre un buon calcio, è giusto dire di puntare ai 40 punti e alla salvezza, ma può aspirare all’Europa League».
Si rivede, in qualcosa, in Mandorlini? E questo Verona assomiglia al suo?
«Ognuno ha le sue idee. Dicevano che io fossi difensivista ma giocavo con due punte, un’ala d’attacco e un regista offensivo. Mandorlini ha preso il Verona dalla C e ha rischiato di retrocedere. Poi è stato bravo a compiere il doppio salto. Io andai a Verona in B e lo portai subito in A, poi dopo un 4° e un 6° posto, vincemmo lo scudetto. Questo Verona è una forza crescente come lo fummo noi».
Chi le ricordano Jorginho, Iturbe e Toni?
«Il primo può essere il nuovo Di Gennaro, l’argentino assomiglia al mio Fanna per velocità di esecuzione. Toni è il riferimento d’attacco come lo era Elkjaer nella mia squadra, ma sono diversi. Non mi sorprenderei di vedere Toni al Mondiale: oltre ai gol sta giocando benissimo».
Verona-Napoli è anche il duello tra Mandorlini e Benitez?
«Mi piace lo spagnolo, ama il dialogo e non dice mai una parola fuori posto. Sarà una gara aperta, perché il Verona non pensa solo a difendersi, lo stesso il Napoli che però ha più da perdere rispetto ai gialloblù».
Fonte: Il Mattino
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