Il Grande inquisitore del calcio italiano, Stefano Palazzi, magistrato presso la Corte militare d’appello e da anni a capo degli 007 della Figc rompe il silenzio imposto dalle norme e dalla consuetudini. Non cita mai Conte, la Juve e la bufera che si è scatenata sull’ultimo scandalo delle scommesse. Ma nel suo lungo intervento al convegno «Il calcio tra regole, lealtà sportiva e interessi (criminali?)» che prende spunto dal libro «Football clan» scritto dal magistrato Raffaele Cantone, sono tanti i riferimenti. È chiaro, infatti, che ce l’ha con il club bianconero quando parla di «critiche ingenerose subite dalla procura federale» e si riferisca al pool difensivo messo in campo dalla famiglia Agnelli quando, con un briciolo di legittimo orgoglio, spiega che il suo lavoro «ha retto l’urto dei migliori professionisti italiani».
Palazzi è l’ospite d’onore dell’associazione Azzurra Lex: ad ascoltarlo, nella sala dell’Unione italiana forense del Palazzo di giustizia, ci sono i vertici del tribunale di Napoli, da Carlo Alemi a Bruno D’Urso e decine di avvocati e magistrati. Tra gli altri, ci sono i relatori Lucio Giacomardo, Arturo Frojo, Marino Iannone, Bruno Piacci, Francesco Caia, don Luigi Merola, il presidente del comitato regionale campano Salvatore Colonna.
Palazzi è di casa al Tribunale di Napoli, dove è stato magistrato fino al 1996 ed è per questo che ha scelto la sede del Centro direzionale per rompere il tabù del silenzio: «La nostra è un’attività che ha come primo obiettivo quello di essere deterrente. E il nostro lavoro sta producendo ottimi risultati: ascoltando le intercettazioni della procura di Cremona, dalle telefonate si evince come molti illeciti naufraghino proprio per il timore dei tesserati di finire nel nostro mirino».Il capo della procura federale spiega il feeling con le procure di Cremona, Bari e Napoli: «Devo dire grazie per la collaborazione offerta dai procuratori Di Martino, Laudadio e Colangelo: la magistratura ordinaria ha sempre riconosciuto la fondatezza del lavoro degli organi sportivi». Non solo scommesse: nel mirino dei federali anche i rapporti tra i tesserati e il tifo violento: «Ci sono rapporti impropri che vanno debellati: ai tesserati spieghiamo che non devono mai farsi vedere a braccetto con gli esponenti del tifo violento. E sotto questo aspetto, è encomiabile l’attività che svolge qui a Napoli il procuratore aggiunto Giovanni Melillo». Ma è chiaro che anche per Palazzi qualcosa non va nel sistema accusatorio che, secondo lui, andrebbe rifondato: «Sono per noi spuntate le armi fornite dalla legge 401: così come nell’80 e nell’86 i magistrati facevano fatica a trovare i reati, ora servono pene più severe e nuovi interventi del legislatore».
La platea poi si infiamma quando si parla di Antonio Conte. Il presidente Alemi è il più duro: «È squalificato, eppure fa anche la formazione, una cosa inaccettabile». Palazzi non si smuove neppure di un millimetro. Impossibile capire se condivida oppure no.
Fonte: Il Mattino
La Redazione
M.V.
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