Perché perché la domenica … Sì, certo, quella di una volta. Proprio perché adesso anche la domenica non è più un punto di riferimento, ma solo un giorno fra tanti nei convulsi calendari calcistici. E allora, perché il giovedì, il sabato o il lunedì a tutte le ore (oltre naturalmente alla domenica) non portare mogli e familiari allo stadio? Eh, certo, sarebbe un’idea: visto che il piatto piange (molto) dal punto di vista del botteghino. Quello del San Paolo. Quello che quest’anno era apparso subito sorridente (Napoli-Chievo, più di 45mila spettatori) e poi s’è presto perso per strada. Pianti e singhiozzi dopo che gli azzurri sono stati buttati fuori dalla Champions (leggi Athletic Bilbao, che peraltro a Fuorigrotta ne aveva richiamati in 50mila), e hanno steccato di brutto proprio alla prima casalinga coi clivensi e perseverato in trasferta con l’Udinese. Sicché, ad accogliere il Palermo (altra battuta d’arresto davanti a 18mila), c’erano larghe chiazze vuote al San Paolo. Che ha dato idea ancor più calzante di desolazione (solo 23mila) quando è arrivato il Torino, battuto poi di misura.
PROBLEMI. Ci vorrebbe allora, oltre che un amico, anche tutta la famiglia per far tornare a sorridere uno stadio che ora è costretto ad aggiungere anche l’involuzione del botteghino alle già svariate, annose e complesse problematiche che si trascina dietro da sempre. Scaturenti dalle condizioni di un impianto che attualmente è costretto a chiudere pure gli anelli di curva (A), è costretto a fare i conti periodicamente ed in modo sempre più stressante con quella parolina che dà il senso di vertigine solo a pronunciarla: convenzione. Ma queste sono altre storie, anche se collegate. Anzi, altro che storie! Il Napoli come prima cosa ha il dovere di provare, in tutti i modi possibili e pure rasentando l’impossibile, a riportare la gente in tribuna. A far sì che quel patrimonio di enorme valore in fatto di morale e punti, altrimenti detto dodicesimo uomo, si rinnovi in tempi stretti.
IN RIPRESA. Una curva da montagne russe quella del Napoli. Fino agli ultimi tre turni c’è stata assoluta carenza di risultati, eccezion fatta per la trasferta di Genova e la casalinga con lo Sparta Praga (meno di 15mila spettatori). Poi l’improvvisa impennata. Gli azzurri hanno fatto il pieno con Sassuolo, Slovan Bratislava e Torino ma, nonostante la ripresa in termini di classifica, il pubblico non è tornato in tribuna. Evidentemente c’è da registrare disinteresse, dovuto in prima analisi alla Champions fallita già nei preliminari, ma anche derivante dalla perdita (pressoché istantanea) di contatto con le prima due, Juve e Roma. E perciò due possibili obiettivi quasi del tutto stroncati sul nascere, con conseguente, inevitabile perdita di appeal. Solo un anno fa, invece, le cose andavano molto meglio con il San Paolo costantemente pieno. E’ vero, c’era la novità dell’allenatore, c’era la Champions, c’era l’avvio bruciante, ma davvero sembrava tutta un’altra storia. Che potrebbe cambiare repentinamente se, dopo la sosta, il Napoli riuscisse ad espugnare San Siro.
Fonte: Corriere dello Sport
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