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Onda azzurra a Londra, subito effetto simpatia

Fabio Cannavaro e Robert Del Naja, il cantante dei Massive Attack nella tribuna dei vip: molti pub per timore di scontri lasciano fuori i tifosi italiani

«Napoli drittooooo!». Il bobby a cavallo si sgola. Ha imparato a memoria le uniche due parole di italiano che gli interessano per far defluire i tifosi partenopei e indirizzarli verso l’ingresso degli ospiti. In pochi lo stanno a sentire. Alle 18 davanti a Stamford Bridge c’è una specie di suk. Bagarini sia italiani che britannici offrono biglietti fino a 700-800 sterline (quasi mille euro). Cifre folli.
Sono centinaia i napoletani fuori dai tornelli che cercano un tagliando. Altri invece hanno il ticket nella parte riservata ai Blues. Va in scena il grande travestimento. Il celeste si confonde con l’azzurro, i banchetti con le sciarpe vengono presi d’assalto e i cornetti portafortuna nascosti alla vista. Tutti si fingono supporter dei Blues con la speranza di riuscire ad entrare. Eppure sia la polizia che il club inglese sono stati chiari: gli italiani possono sedersi solo nel settore ospiti. E puntualmente molti vengono respinti. Alcuni hanno pagato più di 300 euro per il magico pezzetto di carta che ora vale zero. Ad altri si gela il sangue nelle vene quando infilano il tagliando e il passaggio si blocca. Il biglietto è falso, oppure clonato. Sale un po’ la tensione, qualcuno si innervosisce e i cordoni di sicurezza intorno allo stadio diventano quattro. Ci sono agenti a cavallo, in borghese e con i cani. La zona intorno alla fermata della metropolitana di Fulham Broadway è blindata.
Vengono avvistati Fabio Cannavaro e Robert Del Naja, il cantante dei Massive Attack che tifa per Cavani & co. «È un calvario. Vivo a Londra da sette anni, sono un onesto cittadino e non ho il diritto di vedere una partita – si scalda il napoletano Mario Vistocco, 27 anni – Ho pagato il biglietto 150 sterline e l’ho preso tramite un amico che ha l’abbonamento al Chelsea. Mi sono dovuto mettere questa sciarpa (e indica quella dei Blues che ha al collo) e se mi fanno entrare e il Napoli segna devo pure stare zitto. È una violazione dei diritti umani!».
Poi aggiunge: «Sono venuto a vedere Arsenal-Milan e non ho avuto alcun problema. Questa è discriminazione contro i napoletani». Accanto a lui ci sono Antonio Perri e il figlio Rosario. Stessa situazione, stesso camuffamento.
Luca Vilardi, invece, il biglietto non ce l’ha. Scuote la testa disperato facendo oscillare il pon pon del suo berretto e dice: «Un bagarino inglese me l’ha offerto a 250 euro. Voglio vedere se trovo di meglio». Ciro e Fabio Raiola lo hanno comprato in Germania dove vivono. Anche loro sono in incognito. Fabio ha al collo la sciarpa dei Blues, Ciro ha in mano il quotidiano Evening Standard. Ma la faccia non mente. Non sembrano inglesi neppure a un chilometro di distanza. «Sì ma abbiamo il passaporto tedesco, non possono non farci passare», spiegano.
Il grido del poliziotto continua, mentre i pub con gli schermi accesi si riempiono di tifosi. Ma anche qui no italians. Per evitare tafferugli si accettano solo britannici doc. La selezione all’ingresso è molto rigorosa. Motlo più rigorosa di quello che avviene allo stadio dove comunque, sia pure tra mille trucchetti, molti tifosi del Napoli riescono ad eludere i controlli piazzandosi sugli spalti.
Quando le squadre entrano in campo l’urlo di Stamford Bridge si sente anche da fuori. Ormai è finita. Chi non ce l’ha fatta rinuncia e va a cercarsi un bar per poter assistere a un pezzetto di storia, anche se la storia si consuma a poche centinaia di metri di distanza. La differenza tra chi sta dentro e chi sta fuori è enorme. All’esterno dello stadio fino a pochi minuti prima della gara si sentono solo i cori degli azzurri di Napoli. Poi è la voce dei supporters dei Blues a farsi sentire.
Quello che conta, per i napoletani arrivati fino a Londra, è aver potuto dire almeno quella sera c’ero anche io. Nonostante i musi lunghi alla fine, dopo l’amaro esito dei tempi supplementari.

Fonte: Il Mattino

La Redazione

M.V.

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