Intervistato dalla redazione di Radio Punto Nuovo, è intervenuto Ranieri Guerra, vice-direttore generale OMS:
“Il discorso avviato dal Governo, con una serie di indicatori basati sull’evidenza e sui dati numerici, credo si sia tradotto molto bene in questo lockdown chirurgico e ben organizzato, dal punto di vista delle misure. Misure a loro volta, molto puntali e che rispondono bene a quelle che sono le varie esigenze territoriali. C’è da migliorare l’efficienza del sistema informativo e anche quello temporale, perché non possiamo attendere dieci giorni per adottare contromisure che dovrebbero essere rapide ed immediate. Dall’altra parte, abbiamo già un rallentamento della velocità di crescita e che presto dovrebbe tradursi in un calo generale dei casi positivi. Quindi, ritengo queste contromisure adatte, anche perché non abbiamo nulla di analogo in Europa, dove invece gli altri paesi lavorano su aree geografiche ben più estese.
La situazione in Campania? Sono per un livello di coerenza tra le tre grandi amministrazioni, che devono trovare un punto comune. E’ chiaro, la trasmissione è più elevata nelle aree metropolitane: Napoli, Milano, Bologna, sono tutte città dove il virus può viaggiare con maggiore velocità. Bene ha fatto, quindi, l’apparato statale a dare delle misure generali, sulle quali poi le amministrazioni regionali e cittadine possono intervenire, in base al quadro dei contagi di questo o quel territorio. Altrimenti, sarebbe davvero un dover decidere senza sapere cosa accade in giro per il paese.
Quando un vaccino ed un ritorno pieno alla normalità? Questa è una bella domanda (ride ndr). Una di quelle che ci facciamo tutti. Posso dare una stima: in una quindicina di giorni è auspicabile una flessione della curva e un calo sui casi assoluti. Quindi, un po’ di ottimismo comincia ad esserci. Il ritorno alla normalità, invece, dipenderà da diversi fattori, legati perlopiù al vaccino e a tutti gli organi che avranno una concentrazione di interesse su questo. Ovviamente, va atteso la conclusione dell’iter regolatorio e la registrazione dei primi vaccini tra la fine del 2020 e il primo bimestre del 2021. E poi, la sfida sarà logistica e distributiva, perché dobbiamo coprire il massimo numero di persone sul suolo mondiale, con la migliore offerta vaccinale. Qualche grande casa farmaceutica ha già annunciato di esserci vicina, quindi mi pare che ci siamo. Il primo trimestre del 2021 potrebbe essere fondamentale, al punto che mi sbilancio: un fisiologico calo dei contagi nel prossimo periodo estivo, unito all’effetto dei primi farmaci, ci consentirà di vivere il periodo autunnale del 2021 con maggiore serenità, rispetto a quello che stiamo affrontando.
Troppo entusiasmo, in estate, sulla riapertura al pubblico degli impianti sportivi? A maggio, avevo già messo le mani avanti e venni quasi crocefisso, in particolar modo dalla tifoseria del Napoli, in merito ai festeggiamenti per la Coppa Italia… E avevo provato a scuotere le coscienze a non lasciarsi trasportare dall’allegria estiva, ma lavorare già su effettive contromisure in vista della seconda ondata. Questo è un virus estremamente prevedibile, quindi non c’è nulla di sorprendente in quello che stiamo vivendo adesso. Dobbiamo mantenere la calma, era ampiamente prevista questa seconda ondata e adesso sta anche ai cittadini attenersi a quelle che sono le prescrizioni del Governo. Zoomando sulle tifoserie, dispiace dirlo: pensare ad una riapertura degli stadi al 40/50% della capienza, com’era stato proposto, è una forzatura oltremodo pericolosa. La liberazione delle discoteche in Sardegna è uno dei casi più elementari ed evidenti di che cosa sarebbe successo, amplificando con le popolazioni sportive, quello che poi è andato a seguito dell’estate, con un po’ leggerezza.
Necessario un nuovo protocollo nelle competizioni sportive? I medici sportivi sono ben equipaggiati sul come mettere in cautela tutto l’ecosistema sportivo. Ovviamente i protocolli vanno sempre valutati e aggiornati in base a quelli che sono i numeri quotidiani e a quello che abbiamo a disposizione, in termini di prevenzione e diagnostica. La qualità e la rapidità dei test, adesso, è decisamente migliore rispetto a quelli che utilizzavamo nel primo trimestre dell’anno, e questo ci consente di monitorare gli atleti in maniera costante e mai approssimativa. Però, molto dipende anche dal loro senso di auto-disciplina, di responsabilità, da ciò che fanno una volta fuori dagli spogliatoi, dagli allenamenti. Conto sul lavoro dei medici sportivi, che sapranno certamente sensibilizzare gli atleti alle pratiche ordinarie, vigenti per tutti i cittadini.
Il caso Juventus-Napoli? Preferirei non entrare nel merito, perché non conosco bene la materia. Qualsiasi cosa, direi una sciocchezza, però, ancora una volta: qui prevale la norma sanitaria, indifferentemente dal tipo di ordinamento col quale andiamo a rapportarci. Resta difficile dire cosa debba andare avanti, ma la sentenza c’è stata, senza dover aggiungere troppo”.
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